La Corte d’Appello di Reggio Calabria, dopo il rinvio disposto dalla Cassazione che aveva annullato la condanna all’ergastolo in secondo grado decisa dalla Corte d’Appello di Messina, ha assolto per non avere commesso il fatto SALVATORE DI SALVO (foto in alto), detto “Sem”, che si trova ristretto al “41 bis”. L’uomo, ritenuto ai vertici del clan dei “Barcellonesi”, era stato accusato per gli omicidi di FELICE IANNELLO e DOMENICO PELLERITI, uccisi rispettivamente a Falcone nel 1986 e Terme Vigliatore nel 1993. Il servizio…
La Corte d’Appello di Reggio Calabria, dopo il rinvio disposto tempo addietro dalla Cassazione che aveva annullato la condanna all’ergastolo in secondo grado decisa dalla Corte d’Appello di Messina (confermando il giudizio del primo grado), ha assolto per non avere commesso il fatto Salvatore Di Salvo, detto “Sem”, che si trova ristretto al “41 bis”, il regime del carcere duro, per altri procedimenti. In questa vicenda, nell’ambito dell’operazione “Gotha 6”, scattata il 3 febbraio 2016, Di Salvo, ritenuto ai vertici della gerarchia mafiosa del clan dei “Barcellonesi”, era stato accusato di avere avuto un “potere decisionale” per due omicidi ai tempi della mattanza tra le cosche barcellonesi che causò 45 omicidi, diversi casi di lupara bianca e vari ferimenti dal 1986 al 1993. Gli omicidi contestati a Di Salvo erano quelli di Iannello e Pelleriti.
Felice Iannello fu ucciso a Falcone il 5 marzo 1996: si riteneva che la vittima spacciasse stupefacenti, anche a soggetti minorenni, nella zona di Barcellona senza autorizzazione del locale sodalizio mafioso; Domenico Pelleriti fu assassinato a Terme Vigliatore il 24 luglio 1993 in quanto sospettato di una serie di furti ai danni di un esercizio di vendita di ceramiche e pertanto Giuseppe Gullotti, al tempo al vertice dell’organizzazione barcellonese, cui si era rivolto il derubato, avrebbe deciso di punire il presunto autore con la morte. Secondo la ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia, il Pelleriti avrebbe subito un violento interrogatorio per indurlo a confessare il furto, al termine del quale il Gullotti gli avrebbe concesso di fumare un’ultima sigaretta prima di dare il via libera all’esecuzione dell’omicidio.
La Corte d’Appello reggina ha respinto la richiesta dell’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Francesco Tedesco, di rinnovare il dibattimento e, accogliendo le richieste, al termine delle arringhe, dei legali di fiducia di Di Salvo, avvocati Tino Celi e Tommaso Calderone, ne ha disposto l’assoluzione.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, martedì 7 marzo 2023, ore 14,55.