Si è svolta lunedì 3 febbraio la seconda festa patronale sui Nebrodi nel 2025. Dopo Tortorici e Mistretta che il 20 gennaio hanno celebrato San Sebastiano, è toccato a SAN BIAGIO, Vescovo e Martire, patrono di Militello Rosmarino. In alto il video della processione, in basso il servizio e la storia di San Biagio…
TERESA FRUSTERI
Si è svolta lunedì 3 febbraio la seconda festa patronale sui Nebrodi nel 2025. Dopo Tortorici e Mistretta che il 20 gennaio hanno celebrato San Sebastiano, è toccato a San Biagio, Vescovo e Martire, patrono di Militello Rosmarino e anche di Caronia nonché di numerosi comuni siciliani come Bronte e italiani come, per esempio, Maranello (Modena), patria della scuderia Ferrari.
Nel programma, allestito dall’Arciprete Calogero Oriti e dal Comitato, alla vigilia, domenica 2 per la Candelora, al mattino si è svolta la processione dell’antico e venerato simulacro dell’Immacolata fino alla Chiesa di Santa Maria Brignolito con la benedizione delle candele e la Santa Messa. Nel pomeriggio suggestiva traslazione del veneratissimo simulacro di San Biagio dalla sua cappella all’Altare Maggiore, quindi due ore dopo le “Laudi” a San Biagio, i Solenni Vespri e la Santa Messa in Chiesa Madre.
Al termine “Sciata ca rama” e i “Cannizzoli” per le vie del paese, quindi “U Sunettu” con la benedizione del pane presso la casa di San Biagio e momento di convivialità, degustazione e festa.
Lunedì 3, il giorno della festa si è aperto alle ore 8,30 con la Santa Messa e la benedizione della gola in Chiesa Madre;
Alle ore 11,30 è stata officiata la Santa Messa Solenne con panegirico tenuto da padre Giuseppe Vivaldi Maimone, Vicario della parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Patti.
Un’ora dopo è partita l’attesissima processione dell’antico e venerato simulacro di San Biagio con le due tradizionali “Corse”, il bacio dei bambini in piazza Lodato e la secolare “Salva” pirotecnica in onore del Santo;
Infine, alle 19, Santa Messa di ringraziamento in Chiesa Madre presieduta da padre Vincenzo Vitanza, parroco della parrocchia del Sacro Cuore a Sant’Agata Militello. Quindi bacio della Reliquia e successiva riposizione di San Biagio nella sua Cappella.
San Biagio tornerà ad essere festeggiato a Militello in estate, il 24 e 25
agosto.
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LA STORIA DI SAN BIAGIO, di Giuseppe Lazzaro
Biagio di Sebaste, noto come San Biagio, nato a Sebaste nel III secolo, morto a Sebaste il 3 febbraio 316, è stato un Vescovo e Santo armeno, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica (Vescovo e martire) e dalla Chiesa Ortodossa. Vissuto tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore), era medico e venne nominato Vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani e, durante il processo, rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana.
Il Santo muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano (313), morendo decapitato. Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.
Pochissimo di certo sappiamo sulla vita del Santo. Le poche storie sulla biografia dell’armeno sono state tramandate prima oralmente e poi raccolte in agiografie, come in quella famosa di Camillo Tutini: “Narrazione della vita e miracoli di San Biagio Vescovo e Martire (Napoli, 1637)”.
La sua memoria è celebrata il 3 febbraio.
Il corpo di San Biagio fu sepolto nella cattedrale di Sebaste. Nel 732 una parte dei suoi resti mortali, deposti in un’urna di marmo, furono imbarcati, per essere portati a Roma. Una tempesta fermò la navigazione sulla costa di Maratea, dove i fedeli accolsero l’urna contenente le reliquie – il “sacro torace” e altre parti del corpo – e la conservarono nella Basilica di Maratea, sul monte San Biagio. La cappella con le reliquie fu poi posta sotto la tutela della Regia Curia dal Re Filippo IV d’Asburgo, con lettera reale datata 23 dicembre 1629: da allora è nota popolarmente con il nome di Regia Cappella.
Un gran numero di località vantano di possedere un frammento del corpo del Santo. Ciò è dovuto, oltre all’antica usanza di sezionare i corpi dei santi e distribuirne le parti per soddisfare le richieste dei fedeli, alla pratica della simonia, una delle cui forme consisteva nel vendere reliquie false, o reliquie di santi omonimi ma meno conosciuti
A San Biagio sono stati attribuiti diversi miracoli, tra cui il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo avere ingerito una lisca di pesce.
I fedeli si rivolgono a San Biagio nella sua qualità di medico, anche per la cura dei mali fisici e, in particolare, per la guarigione dalle malattie della gola: è considerato uno dei quattordici Santi ausiliatori. Durante la sua celebrazione liturgica, in molte chiese i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando ad esse due candele; per questo è anche patrono degli specialisti otorinolaringoiatri. È anche protettore dei cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole.
San Biagio è il Santo patrono delle diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Cassano allo Jonio (Calabria) e di Molfetta-Ruvo di Puglia-Giovinazzo-Terlizzi (Puglia).
In provincia di Messina San Biagio viene festeggiato a Militello Rosmarino, Caronia, San Piero Patti e Camastra (zona jonica).
Edited by, martedì 4 febbraio 2025, ore 16,00.