
In diritto di replica, secondo le regole deontologiche, riceviamo e pubblichiamo, dalla giornalista santagatese TERESA FRUSTERI (nella foto con l’inviato FILIPPO ROMA), una nota sulla nota vicenda, ancora da chiarire, che ha portato l’inviato de “Le Iene” ad occuparsi del Comune di Torrenova. Sempre sul link News, in archivio, sono sempre pubblicati i video della conferenza stampa del sindaco SALVATORE CASTROVINCI ed il suo incontro con l’inviato Filippo Roma in un locale pubblico di Capo d’Orlando. Il servizio…
Una vicenda che fa discutere da qualche settimana, da quando il programma di Mediaset “Le Iene” hanno incalzato il sindaco di Torrenova, Salvatore Castrovinci (che ha registrato tutta l’incursione dell’inviato Filippo Roma, come pubblicato nell’intero video visibile su Gl Press sul link…), chiedendo allo stesso spiegazioni circa un presunto tentativo di condizionamento, a fronte di denaro contante, diretto alla giornalista Teresa Frusteri, di Sant’Agata Militello. Una vicenda balzata agli onori della cronaca e già oggetto di replica, con tanto di conferenza stampa, del primo cittadino torrenovese (vedere l’intera conferenza in video su Gl Press su link…).
La vicenda prende avvio da una serie di articoli pubblicati sul blog della giornalista, incentrati sul comune di Torrenova, amministrato dal sindaco Salvatore Castrovinci, e sulla gestione degli eventi e delle risorse pubbliche locali. Dopo la pubblicazione di uno di questi articoli, la giornalista riferisce di essere stata avvicinata da un uomo che le avrebbe proposto di pubblicare un articolo di rettifica, già redatto, in cambio di un compenso economico e di ulteriori vantaggi professionali. Tale persona avrebbe inoltre affermato che a consegnargli la busta con i contanti da portare alla giornalista fosse stato il consigliere comunale di Sant’Agata Militello e provinciale Alberto Ferraù, amico e compagno di partito (la Lega) del sindaco di Torrenova.
Dopo la conferenza stampa del sindaco Salvatore Castrovinci, nella quale il primo cittadino afferma di essere stato vittima di un piano diabolico, la giornalista, pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e autrice del blog indipendente “Vox Populi”, sulla questione non ha proferito parola. Adesso, in vista del servizio de Le Iene che andrà in onda su Italia 1 martedì prossimo 4 novembre, ha deciso di esercitare il proprio diritto di replica e di fornire la sua versione dei fatti, che riceviamo e pubblichiamo integralmente.
LA NOTA DI TERESA FRUSTERI
“Mi hanno offerto denaro perché io pubblicassi un articolo “pre-confezionato”. Non sapevano che io non sono in vendita”.
Vivo a Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina. Sono una giornalista pubblicista, regolarmente iscritta all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e da anni mi dedico con passione a quel giornalismo d’inchiesta che non si piega ai potenti né si lascia sedurre dai compromessi. È questo lo spirito con cui ho fondato il mio blog, VOX POPULI, uno spazio indipendente dove raccolgo, verifico e pubblico notizie scomode, con spirito critico e senza peli sulla lingua. Quel tipo di giornalismo, per intenderci, che non fa sconti a nessuno: cinico, irriverente, capace di mettere a nudo quanto accade e di disturbare furbi e spregiudicati nel territorio in cui vivo. Ma quello che mi è capitato qualche mese fa ha dell’incredibile, una cosa che mi ha lasciata letteralmente senza fiato. Qualcosa di grave, ritengo, che non potevo non raccontare.
Ma andiamo con ordine. Lo scorso mese di giugno, le mie attenzioni, quasi per caso, sono finite sul vicino comune di Torrenova, guidato dal sindaco Salvatore Castrovinci. Una questione, d’interesse collettivo, mi ha lasciata perplessa, e siccome faccio la giornalista e non la cameriera, ho ritenuto necessario raccontarla nel mio blog. Sulla piattaforma Facebook mi sono imbattuta nella pubblicizzazione, da parte del sindaco Castrovinci e del suo staff di assessori e consiglieri, di una manifestazione che da qualche anno ha reso famosa Torrenova: “Amunì”, in programma per settembre. Una kermesse che è diventata fiore all’occhiello della promozione turistica di Torrenova, che nel 2024 avrebbe comportato una spesa pubblica di circa 400mila euro. Una cifra spropositata per un Comune di appena 4.000 abitanti, senza bilancio approvato per l’anno 2024 e in gestione provvisoria. Ho provato a cercare una rendicontazione ufficiale delle spese sostenute per l’edizione passata. Risultato? Nessuna traccia. L’unico documento reperito è un bilancio dell’associazione Pro Loco, una sorta di rendicontazione delle 106mila euro che il Comune assegna proprio in virtù dell’evento. Il resto – circa 300mila euro – resta avvolto nel mistero.
I dubbi e la poca trasparenza mi hanno portata a scrivere il pezzo: “Comune di Torrenova: grandi eventi, conti in rosso e ombre sulla trasparenza. A chi conviene davvero?”
Qualche giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, Demetrio, un signore di Sant’Agata – che conosco – mi contatta, con fare amichevole, proponendosi come mediatore per superare – a suo dire – “l’astio” (inesistente) tra me e il sindaco Castrovinci. Questo soggetto mi porge un articolo già scritto, stampato su due fogli A4, della documentazione cartacea in cui si evince solo parte di rendicondazione della manifestazione e una chiavetta USB contenente la stesse cose.
“Quello che io avrei dovuto fare – mi dice Demetrio – è solo pubblicare questo articolo di rettifica e le 500 euro sono tue”.
Un articolo, bello e confezionato, in cui mi si chiedeva di dichiarare che, a seguito di nuove indagini giornalistiche, tutto ciò che riguardava la manifestazione “Amunì 2024” risultava “in regola”. In buona sostanza avrei dovuto pubblicare quel testo in cui dichiaravo di essere stata ingannata da fonti inaffidabili. Un vero e proprio atto di auto-screditamento pilotato. Assieme al testo che avrei dovuto copiare e incollare, mi viene consegnata una busta con 500 euro in contanti e la promessa di una collaborazione stabile e retribuita col Comune di Torrenova, a patto che da quel momento in poi avessi scritto solo “pezzi favorevoli”. “Come fanno tutti gli altri giornalisti”, aggiunge con leggerezza il sedicente emissario. Ovviamente tutto ciò che racconto sono in grado di dimostrarlo con le registrazioni degli incontri. Più incontri.
Ma non è tutto. Prima di andare via, “l’intermediario” riprende in mano la busta ancora appoggiata sul tavolo, ne toglie 200 euro e dice: “Prendi le 300. Il resto ti verrà dato ad articolo pubblicato”. A questo aggiunge anche che per me le cose sarebbero cambiate positivamente. Una volta pubblicato quanto avrei dovuto pubblicare, avrei cominciato a lavorare per il Comune di Torrenova, scrivendo per lo stesso ente comunicati e pubblicizzando le attività dell’amministrazione. Dietro compenso economico. Chiesi a Demetrio chi fosse stato a dare a lui documenti e contante e lui mi risponde: “Amici. Amici che ti vogliono bene”.
Ovviamente, una volta andata via, avendo documentato ogni fase dell’incontro che potesse provare quanto sto adesso narrando, non ho esitato nemmeno un secondo e mi sono presentata davanti all’Autorità Giudiziaria per denunciare quello che, a mio avviso, rappresenta un tentativo di corruzione grave e un attacco frontale alla libertà di stampa. Racconto tutto al Procuratore della Repubblica di Patti e al tempo stesso contatto il programma “Le Iene” di Italia 1 e ragiono su un’azione da seguire per capire chi ci fosse dietro al tentativo di “corruzione”. Nella strada di rientro dalla Procura di Patti, contatto l’emissario, ossia Demetrio che mi ha avvicinato proponendomi le 500 euro per pubblicare l’articolo “fasullo”, che celebra il sindaco Castrovinci e la sua Amministrazione, e fingo di accettare. Ci vediamo in un locale a Sant’Agata e registro l’intera conversazione. In quell’occasione l’”ambasciatore” mi dice che il denaro contante da destinare a me lui lo ha ricevuto dal consigliere comunale e provinciale Alberto Ferraù, che l’avrebbe ricevuto da Castrovinci. Prendo la busta con 300 euro e l’articolo “fasullo”, vado via e – seguendo scrupolosamente il piano per capire se realmente dietro a questo tentativo di condizionamento ci fossero Ferraù e Castrovinci – pubblico sul mio blog l’articolo “INGANNO! Torrenova ha i conti in ordine e si agisce con la massima trasparenza”.
Dopo qualche giorno mi rivedo con il soggetto incaricato a contattarmi che – come pattuito – mi dà le restanti 200 euro e mi dice che a breve sarei stata contattata per un incontro con il sindaco Castrovinci.
Passano alcune settimane, ma nessuno si fa sentire. Allora mi attacco al telefono e chiamo sia l’emissario che Ferraù, tempestando entrambi di messaggi. Dopo i miei insistenti solleciti, vengo convocata al Comune di Torrenova dal sindaco Salvatore Castrovinci. Al Comune, nella stanza con lui, trovo anche il consigliere di Sant’Agata, Alberto Ferraù, il quale si dava arie come ad essere lui il padrone di casa. In quella sede – come promesso dall’emissario – mi viene proposta una collaborazione indiretta con il Comune che, da quel momento in poi, avrei dovuto promuovere. Indiretta perché il contatto avrei dovuto averlo con la Pro Loco, che mi avrebbe pagato con fondi della Democrazia Partecipata. Esattamente come spiegato dal sindaco Castrovinci nella sua diretta stampa. Infatti, mi viene detto che sarei stata contattata da un membro dell’associazione. E così, nei giorni a seguire, è stato. Vengo contattata telefonicamente da un membro della Pro Loco e invitata a inviare una richiesta di collaborazione. La mia proposta viene accettata e formalizzata con un riscontro in cui mi vengono proposti circa 1.000 euro l’anno. La presunta cospirazione a cui fa riferimento Castrovinci è solo frutto della sua fantasia, di mania di persecuzione o di una strategia di difesa, non lo so. E’ chiaro che dopo tutto il trambusto “u sinnicu na cosa l’aveva a diri”. E l’ha detta nel suo stile, in maniera eclatante e assurgendosi a vittima.
Il sindaco di Torrenova dichiara davanti ad una platea di cronisti di aver dato mandato ai propri legali. Mandato per cosa, esattamente? Forse per verificare se vi sia un presunto reato di diffamazione nei suoi confronti. Castrovinci nella conferenza stampa dice che una domanda di Filippo Roma lo ha stranito. Lo ha letteralmente lasciato perplesso. La domanda della “Iena” sull’ipotesi di una prossima candidatura alle elezioni regionali del 2027.
“Una domanda non contestualizzabile in quell’incontro – afferma il sindaco”. Una domanda che invece ci sta tutta perché è parte integrante del testo contenuto nell’articolo “fasullo”: “Successivamente, mi è stato detto apertamente: “C’è un progetto per distruggere politicamente il sindaco di Torrenova “. Il motivo? Una crescita politica che dà fastidio e che va fermata con ogni mezzo prima delle elezioni regionali. Fastidio, soprattutto, a certi ambienti legati a un noto onorevole del territorio, ossessionato dall’ascesa di Castrovinci“.
Questa frase è stata estrapolata dall’articolo consegnatomi, assieme alla busta con le 500 euro, che Castrovinci conosce bene perchè lo ha apprezzato, lo ha condiviso nel suo profilo Facebook e lo ha fatto condividere – o lo hanno condiviso spontaneamente – altri 125 utenti, amici suoi. Come mai – afferma Castrovinci sospettoso davanti ai giornalisti – Filippo Roma mi ha fatto questa domanda? Perchè l’argomento era contenuto nell’articolo che ha condiviso.
Forse il sindaco ha provato ad imboccare i cronisti? Voleva far dire a loro quello che più lo inquieta e lo perseguita: la convinzione che qualcuno gli farebbe la guerra perchè potrebbe rappresentare un candidato, del territorio, scomodo in vista delle prossime regionali?
In tutta questa vicenda, la vera vittima non è il sindaco di Torrenova. La vera vittima è la verità. La verità — e la mia persona — sono state bersaglio di attacchi sui social da parte di chi, senza conoscere nulla dei fatti né disporre di alcun elemento concreto, ha preferito giudicare sulla base delle dichiarazioni e dalla simpatia per Catrovinci. Peccato per loro: i giudizi che contano davvero sono quelli del Tribunale. Ogni post che i miei legali riterranno offensivo o lesivo della mia dignità personale sarà portato all’attenzione dell’Autorità giudiziaria. Criticare è un diritto, diffamare no. E su questo non farò sconti a nessuno.
Io non ho mai accusato nessuno. Ho fatto solo il mio lavoro. Sono stata contattata da un soggetto, di cui ovviamente si conoscono generalità, che mi ha portato denaro contante, inviatomi da altri – dice -, per scrivere un articolo che certo non avrebbe fatto comodo a me. Un articolo che ha screditato me stessa e la mia professionalità. Per una settimana ho provato vergogna per le menzogne che consapevolmente avevo scritto, ma mi facevo coraggio pensando al fatto che tutto facesse parte di un’azione atta a far saltare fuori la verità. Sono in possesso di ore di conversazioni e messaggistica whattzapp, in cui escono i nomi di Ferraù e Castrovinci.
Cosa avrei dovuto fare, secondo voi? Chiamare Ferraù e Catrovinci per chiedere se davvero mi avessero inviato quella busta con i soldi e l’articolo falso? Davvero qualcuno pensa che avrebbero risposto: “Sì, è vero, siamo stati noi”? La verità non si cerca chiedendo conferme a chi ha tutto l’interesse a negarla. La verità si scopre indagando, documentando, e avendo il coraggio di parlare quando tutti tacciono.
Se mi sono recata al Comune di Torrenova e ho registrato la conversazione con il sindaco Castrovinci, l’ho fatto unicamente per verificare quanto mi era stato riferito dall’emissario. Avevo bisogno di capire, di accertare i fatti, di raccogliere elementi concreti che mi permettessero – qualora le cose fossero davvero come mi erano state raccontate – di scrivere un nuovo articolo fondato su prove e non su supposizioni. Non ho accordi con nessuno, non rispondo a logiche di parte e non sono manovrata da alcuno. Ho agito solo da giornalista, animata dall’unico obiettivo che deve guidare chi fa questo mestiere: ricercare la verità, per poi raccontarla a tutti, senza paura e senza compromessi. Questa storia, probabilmente, non porterà da nessuna parte ma ho imparato tanto. Ho imparato che in certi ambienti la verità può fare paura, perché non si può comprare, non si può zittire e non si lascia intimidire da una busta di contanti. Ho imparato che il giornalismo, quello vero, non si fa nei salotti buoni né nelle stanze dei palazzi, ma sulla strada, con coraggio, con la schiena dritta e con la coscienza pulita. Ho imparato che chi prova a comprare il silenzio di un giornalista in realtà ammette la propria colpa, perché chi ha davvero la coscienza a posto non ha bisogno di pagare per essere difeso. E, soprattutto, ho capito che la libertà di stampa, quella vera, non è un privilegio ma una responsabilità che costa cara, spesso in solitudine, ma che dà un senso profondo a ogni parola scritta. Se questa storia non porterà a nulla nelle aule di giustizia, porterà però qualcosa nella testa e nel cuore di chi legge: la consapevolezza che il giornalismo non deve piacere, deve disturbare. E finché ci sarà anche solo una penna disposta a farlo, a raccontare senza paura, allora ci sarà ancora speranza per la verità. Perchè la verità, a differenza dei soldi, non si restituisce: si difende“.
La giornalista Teresa Frusteri rende noto che è tutelata dall’avvocato Cozza del foro di Perugia.
g.l.
Edited by, venerdì 31 ottobre 2025, ore 16,30.