L’autopsia svolta ieri ha confermato che STEFANO ARGENTINO (foto in alto a dx), lo studente universitario di Noto, reo confesso dell’omicidio della collega di studi di Misilmeri SARA CAMPANELLA (foto in alto a sx), avvenuto a Messina lo scorso 31 marzo, si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo nel bagno della cella dove si trovava rinchiuso. Domani i funerali a Noto. Prosegue l’inchiesta che vede indagate sette persone tra le quali la direttrice del carcere di Messina Gazzi ANGELA SCIAVICCO e la sua vice ROBERTA BULONE. Il servizio…
Stefano Argentino si è suicidato nel bagno della sua cella del carcere di Messina Gazzi impiccandosi con un lenzuolo. Non ci sono responsabilità di terzi nella morte dell’assassino di Sara Campanella. Il cadavere non presentava lesioni o escoriazioni, nessun elemento che facesse pensare ad una precedente colluttazione. E’ quanto emerso dall’autopsia, eseguita ieri all’obitorio del Policlinico di Messina dalla professoressa Daniela Sapienza alla presenza dei consulenti della famiglia del giovane e degli indagati.
Eseguiti anche gli esami tossicologici per stabilire se abbia ingerito farmaci i cui risultati si conosceranno fra 90 giorni. Argentino dunque è morto per asfissia. Quando sono intervenuti gli agenti di Polizia penitenziaria per il 27enne di Noto non c’era più niente da fare. Argentino è stato trasferito nell’infermeria del carcere dove i medici hanno tentato inutilmente di rianimarlo. La salma è stata restituita ai familiari. Domani, giovedì 14 alle ore 11, nella chiesa del Pantheon a Noto saranno celebrati i funerali.
Intanto prosegue l’inchiesta condotta dal Procuratore capo di Messina Antonio D’Amato e dalla sostituta procuratrice Annamaria Arena. Nel fascicolo finisce ora anche il Ministero della Giustizia come responsabile civile poiché la morte di Argentino è avvenuta in carcere e fra i sette indagati vi sono appunto dipendenti del Ministero. Il provvedimento aveva raggiunto la direttrice del carcere di Gazzi Angela Sciavicco, la vice direttrice Roberta Bulone, l’addetta ai servizi trattamentali dell’istituto di pena Letizia Vezzosi, l’equipe di psichiatri e psicologi che hanno avuto in cura Argentino. Il quesito più importante al quale l’inchiesta giudiziaria dovrà rispondere è se fossero adeguate le misure detentive al quale era sottoposto l’assassino di Sara, se sono state rispettate tutte le misure necessarie ad evitare il suicidio e capire le ragioni per le quali da circa due settimane era stato declassato il regime di stretta sorveglianza inizialmente imposto ad Argentino.
Il giovane dal primo momento aveva manifestato intenzioni suicide, in carcere aveva rifiutato il cibo e per quindici giorni anche l’acqua tanto da finire completamente disidradato in infermeria. Dopo i colloqui con psichiatri e psicologi però la stretta sorveglianza gli era stata revocata. Due settimane dopo, Argentino ha messo in atto il suo piano di morte. Il secondo nel giro di quattro mesi dopo quello atroce costato la vita alla povera Sara nel pomeriggio del 31 marzo scorso.
Rosario Pasciuto, da gazzettadelsud.it
Edited by, mercoledì 13 agosto 2025, ore 18,02.