
La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente dell’Assemblea regionale siciliana GAETANO GALVAGNO (foto in alto) e di altre cinque persone tra cui l’ex portavoce dell’esponente politico di Paternò, SABRINA DE CAPITANI e l’imprenditrice CATERINA CANNARIATO. Galvagno è accusato di corruzione, peculato, truffa e falso ideologico. Il Gip del Tribunale di Palermo ha fissato l’udienza preliminare al 21 gennaio 2026. Il servizio sul link Sicilia News…
La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno e di altre cinque persone tra cui l’ex portavoce dell’esponente politico di Paternò, Sabrina De Capitani, e l’imprenditrice Caterina Cannariato. Galvagno è accusato di corruzione, peculato, truffa e falso ideologico. Il Gip del Tribunale di Palermo ha fissato l’udienza preliminare al 21 gennaio 2026.
“Una delle due ipotesi di corruzione, quella inerente al Capodanno di Catania, è stata archiviata. Mi dispiace – ha commentato Galvagno – sia rimasta in piedi l’ipotesi di peculato per l’utilizzo dell’auto blu. Ci auguriamo di poter chiarire quanto prima. Valuterò la possibilità di chiedere il giudizio immediato. Siamo abbastanza sereni di poter dimostrare tutto quello che magari non siamo stati bravi a dimostrare prima. Abbiamo certamente voglia ed esigenza di chiarire quanto prima i fatti rimasti contestati. Ricordo che sono cadute tutte le utilità personali. Non c’è nulla che riguardi la mia persona e mi auguro di poter risolvere tutto”.
Oltre a Galvagno, all’ex portavoce e alla Cannariato, il processo è stato chiesto per l’imprenditore Alessandro Alessi, per Marianna Amato, dipendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana e per Roberto Marino, all’epoca dei fatti autista del presidente dell’Ars. Secondo i pm, Galvagno e la De Capitani avrebbero piegato gli interessi pubblici a quelli privati della Cannariato, rappresentante in Sicilia della Fondazione Marisa Bellisario e vice presidente della Fondazione Tommaso Dragotto, facendo finanziare dalla Presidenza dell’Ars una serie di eventi come un apericena del costo di 11.000 euro per l’evento “Donna, Economia e Potere” che si tenne a Palermo ad ottobre del 2023 e fu realizzato dalla Fondazione Bellisario.
L’indagato avrebbe poi fatto avere dalla presidenza dell’Ars un contributo di 15.000 euro e dalla Fondazione Federico II uno di 12.200 euro alla Fondazione Tommaso Dragotto per l’evento “La Sicilia per le donne” che si svolse a Palermo e Catania il 25 novembre 2023 e avrebbe fatto inserire nella legge di Bilancio del 2023, durante una seduta da lui presieduta, sempre in favore della Fondazione Tommaso Dragotto, 100.000 euro destinati allo svolgimento dell’evento “Un Magico Natale” edizione 2023. E ancora, il politico avrebbe fatto inserire nella legge di Bilancio del 2024 un contributo di 98.000 euro in favore della Fondazione Tommaso Dragotto, destinato allo svolgimento dell’evento “Un Magico Natale” edizione 2024.
In cambio, Galvagno avrebbe ottenuto un incarico di consulenza legale da parte della A&C Broker s.r.l. (società legalmente rappresentata dalla Cannariato) per la cugina Martina Galvagno; la nomina di Franco Ricci, compagno della De Capitani, nel Consiglio di Amministrazione di Sicily By Car s.p.a. (società della famiglia della Cannariato), e un incarico per Marianna Amato, da parte della Fondazione Tommaso Dragotto, per l’organizzazione “La Sicilia per le donne”.
Nel patto illecito ci sarebbero stati anche incarichi retribuiti ad Alessandro Alessi, Marianna Amato, Davide Sottile e la stessa De Capitani per l’edizione 2023 di “Un Magico Natale”. Ad Alessi la Fondazione Tommaso Dragotto avrebbe dato l’incarico dell’organizzazione dell’evento con l’accordo che l’imprenditore avrebbe restituito almeno 20.000 euro alla Cannariato e fatto avere altre somme ad Amato e De Capitani.
Alessi, definito nella richiesta dei pm “intermediario e facilitatore”, avrebbe dato un “contributo necessario agli accordi corruttivi” mentre Amato sarebbe stata “istigatrice ed intermediaria”. A Galvagno e all’ex autista Marino sono poi contestati il reato di peculato per l’uso a fini privati dell’auto di servizio, un’Audi 6, che sarebbe stata per 60 volte a disposizione del presidente, dell’autista, della segreteria e dell’ufficio di Gabinetto per scopi personali. Infine, Marino e Galvagno rispondono di truffa e falso: l’ex autista avrebbe dichiarato di decine di missioni mai fatte e vidimate da Galvagno, intascando circa 19.000 euro per rimborsi spese e diarie.
g.l.
Edited by, giovedì 4 dicembre 2025, ore 9,54.