Messina: Confiscati i beni (oltre 300.000 euro) a Francesco Laganà, il “cassiere” del clan di Mangialupi

Il Tribunale di Messina – Sezione Misure di prevenzione di pubblica sicurezza – ha disposto la confisca dei beni a carico di FRANCESCO LAGANA’ (foto in alto), ritenuto il “cassiere” del clan di Mangialupi di Messina. Il provvedimento fa seguito al sequestro avvenuto nel novembre 2021. Il servizio…

Il Tribunale di Messina – Sezione Misure di prevenzione di pubblica sicurezza – ha disposto la confisca dei beni a carico di Francesco Laganà, ritenuto il “cassiere” del clan di Mangialupi di Messina. Il provvedimento fa seguito al sequestro avvenuto nel novembre 2021 ed emesso su richiesta del Procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e del sostituto procuratore della DDA Liliana Todaro.

Il 27 novembre 2021 i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina avevano eseguito il decreto di sequestro, emesso sempre dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione – avente ad oggetto il patrimonio mobiliare ed immobiliare, per un valore stimato di oltre 300.000 euro, riconducibile a Francesco Laganà, secondo gli inquirenti noto esponente del clan mafioso di Cosa Nostra egemone nel rione Mangialupi di Messina.

Il soggetto, organico al clan sin dal 2013, come accertato nel noto processo di mafia scaturito dall’operazione “Dominio”, ha mantenuto inalterato, per lungo tempo, il proprio potere criminale, tanto da conservare i contatti con gli altri sodali intranei al clan o comunque vicini ad esso. Formalmente assunto prima presso il distributore di carburante intestato alla moglie del capo clan e poi presso il tabaccaio riferibile alla famiglia mafiosa, il soggetto era preposto al delicatissimo ruolo di “cassiere”, con disponibilità delle chiavi del locale dove le risorse in contanti erano custodite. Tra gli elementi più significativi, come rappresentati nella sentenza di appello del 2019 e confermata dalla Corte di Cassazione nel 2021, il “cassiere”, oltre ad essere il tenutario del “libro di cassa” contenente le indicazioni dei proventi del gioco d’azzardo e delle estorsioni, è stato custode delle somme di denaro contante, per conto del clan. Basti pensare che militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Messina sequestrarono, nel corso delle indagini, oltre 140.000 euro in un locale di cui il prevenuto aveva la disponibilità di accesso e ne custodiva le chiavi. L’uomo, poi, oltre a mantenere i contatti con il commercialista, al posto dei rappresentanti legali (cosiddette “teste di legno”) delle attività commerciali del clan, era presente sempre in occasione di controlli e sequestri di macchinette videopoker illegali controllate dal sodalizio e posizionate nei vari locali situati a Messina. In particolare nel 2014, in occasione di un controllo della Guardia di Finanza, veniva incaricato dal capo clan di far scomparire “tutti i documenti dall’ufficio”. In definitiva, il provvedimento viene eseguito nei confronti di un soggetto a piena disposizione del gruppo e dei suoi multiformi interessi illeciti, integrando la condotta di chi si trova in “rapporto di stabile ed organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio criminale”. I successivi approfondimenti economico-patrimoniali, quindi, condotti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, estesi a tutto il nucleo familiare, hanno consentito di disvelare la disponibilità di beni in misura sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nonché la provenienza di parte degli stessi quale provento e/o reimpiego dei delitti contestati nei diversi gradi di giudizio.

Il decreto di confisca ha ad oggetto: una unità immobiliare, situata nel Comune di Messina; una autovettura; conti correnti e libretti di deposito a risparmio.

             Giuseppe Lazzaro

Edited by, mercoledì 2 agosto 2023, ore 16,35. 

(Visited 1.246 times, 1 visits today)