La Procura della Repubblica di Patti ha rigettato l’istanza di riapertura delle indagini presentata la scorsa settimana da DANIELE MONDELLO sulla morte della moglie, la d.j. di Venetico VIVIANA PARISI e del figlio GIOELE (foto in alto), trovati morti nell’agosto 2020 nelle campagne di Caronia. Come già affermato nel novembre 2021 dalla stessa Procura con l’archiviazione delle indagini, Viviana si è suicidata e, prima di farlo, ma solo in ipotesi, ha potuto uccidere il figlio. Il servizio…
GIUSEPPE LAZZARO
La Procura della Repubblica di Patti ha rigettato l’istanza di riapertura delle indagini presentata la scorsa settimana da Daniele Mondello, marito di Viviana Parisi e papà di Gioele, mamma e figlio scomparsi tragicamente nell’agosto 2020 nelle campagne di contrada Sorba a Caronia e ritrovati privi di vita, a distanza di undici giorni uno dall’altro, nelle stesse vicinanze. Il rigetto dell’istanza è stato firmato dal Procuratore di Patti Angelo Cavallo.
Daniele Mondello era tornato a chiedere la riapertura delle indagini che erano state archiviate nel novembre 2021. A renderlo noto era stato lo stesso Mondello che aveva riferito della richiesta depositata nei giorni scorsi dal suo nuovo legale, l’avvocato Francesco Mazza, del foro di Roma, corroborata dalle risultanze del lavoro svolto negli ultimi due anni da un team di esperti. Tutto vano: la Procura ha detto no.
L’ARCHIVIAZIONE
Nel novembre del 2021 il Gip del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò, accogliendo la richiesta della Procura, aveva archiviato l’inchiesta sulla morte della d.j. di Venetico Viviana Parisi, 41 anni e del figlio Gioele Mondello, di 4 anni, trovati morti nell’agosto 2020 (rispettivamente l’8 e il 19) nelle campagne di Caronia. La decisione venne motivata con un provvedimento di 495 pagine.
COSA SOSTIENE LA PROCURA
Viviana Parisi si è suicidata e la morte del figlio Gioele Mondello potrebbe essere legata a un gesto drammatico della donna, anche se non c’è certezza assoluta su quest’ultima ipotesi. E’ stata questa, quattro anni fa, la ricostruzione della morte della d.j., originaria di Torino e residente a Venetico e del bambino nelle campagne di Caronia, del Procuratore di Patti, Angelo Cavallo. Il fascicolo era aperto contro ignoti. “E’ possibile affermare, con assoluta certezza – aveva affermato il Procuratore di Patti in una nota del 29 luglio 2021 – come nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi”.
Secondo la ricostruzione della Procura, dopo analisi e accertamenti a 360 gradi, “l’intera vicenda, in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento e alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti”. Le indagini hanno dimostrato, secondo la Procura, che la donna, “subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle persone che pure la stavano cercando”. “Tutte le indagini tecniche svolte (cinematiche, medico-legali, genetiche, veterinarie etc.) – aggiunse il Procuratore – hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro e innegabile intento suicidario”. Gioele sarebbe morto per “un evento accidentale” o per un “gesto volontario” della madre che ha poi “deposto il suo corpo e si è allontanata alla ricerca del primo luogo “utile” che le permettesse, in qualche modo, di porre fine alla sua vita”, ricostruì la Procura di Patti. “In ogni caso e in definitiva – aggiunse la Procura – l’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario (morte di Gioele causata da una lesione interna, da un colpo di calore, per sete etc.), continua a rimanere la tesi più probabile e fondata”.
Secondo la ricostruzione della Procura, “la donna si è “rifugiata” nel bosco di Pizzo Turda, in territorio di Caronia, perché riteneva di dover scappare da inesistenti aggressori o perché temeva che il marito potesse toglierle la potestà genitoriale”. Per il Procuratore Cavallo, alla luce di dati complessivi, “due scenari appaiono plausibili, in sintonia con quanto sostenuto in sede di autopsia psicologica”.
LA VICENDA
La donna e il bambino, su un viaggio da Milazzo a Caronia (altezza A20) dopo che la donna era uscita e rientrata al casello di Sant’Agata Militello, scomparvero la mattina del 3 agosto 2020. Successivamente furono rinvenuti il cadavere della donna sotto il traliccio di cui sopra l’8 agosto e i resti del figlio il 19 agosto. Nella richiesta di archiviazione c’è una conversazione significativa tra Mondello e il 112, il 18 marzo 2020: “Mi serve un’ambulanza, mia moglie sta malissimo, non lo so, le è venuta una crisi, dice cose allucinanti, è fuori di testa ormai, è fuori di testa”, disse il marito di Viviana. Quel giorno al pronto soccorso dell’ospedale “Cutroni Zodda” di Barcellona Pozzo di Gotto il medico scrisse che la paziente è “in preda a un delirio mistico con manie di persecuzione. Il marito riferisce che la paziente si sente perseguitata da circa due anni ma che dal giorno prima ha avuto un peggioramento”.
Il medico chiede l’assistenza sanitaria obbligatoria. Sempre agli atti c’è la testimonianza di un sacerdote di Venetico che vide qualche tempo prima Viviana due volte, da sola, ferma davanti alla chiesa mentre leggeva ad alta voce brani della Bibbia. Lettura durata anche un’ora. Viviana prima di salire sull’ambulanza disse al sacerdote: “Padre Cleto, è arrivato il tempo dell’apocalisse”.
Agli atti dell’inchiesta ci furono testimonianze di diversi amici di Viviana che sostenevano che la donna, nel tempo, aveva manifestato comportamenti che indicavano instabilità psicologica. Da persona allegra e solare la donna sarebbe diventata – dissero i testimoni – triste e arrabbiata e credeva che i servizi sociali la seguissero per portarle via Gioele. Secondo una testimone Daniele Mondello le aveva chiesto il numero di telefono di padre Cleto perché pensava che la moglie fosse indemoniata e avesse bisogno di un esorcista. Durante il periodo di lockdown per il Covid, nel 2020, dissero i vicini di casa di Viviana, la donna aveva deliri mistici e crisi psicotiche. I comportamenti della d.j. furono confermati anche dal marito, dalla cognata Maria Mondello, dal suocero Letterio Mondello e dal cognato Candeloro Mondello. Dai messaggi Whatsapp tra Viviana e il marito si evinse – dissero gli inquirenti – che tra i due vi fosse una forte situazione conflittuale anche per le precarie condizioni economiche della famiglia. Sempre nella richiesta di archiviazione si evince che la sorella di Viviana, Denise, non rivelò agli inquirenti che la donna aveva tentato il suicidio. C’è anche un’intercettazione in cui la cognata della donna, Maria Mondello, parlando con un’amica al telefono dice: “Sono arrabbiata con lei…va a mio nipote, me lo ha ammazzato lei. Per la sua testa…per le sue cose, noi ci abbiamo messo tutto il nostro impego ma lei non si è voluta curare…”.
Maria rimproverava al fratello, il marito di Viviana, dicono gli inquirenti, di aver permesso alla donna di uscire in auto da sola, la mattina del 3 agosto 2020, portando il figlio Gioele, nonostante conoscesse le sue condizioni di salute.
Edited by, venerdì 4 luglio 2025, ore 14,35.