Il giallo di Caronia: Archiviata l’inchiesta sulla morte di Viviana e Gioele

Il Gip del Tribunale di Patti EUGENIO ALIQUO’, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l’inchiesta sulla morte della d.j. di Venetico VIVIANA PARISI del figlio GIOELE MONDELLO (foto in alto), trovati morti nell’agosto 2020 nelle campagne di Caronia. Quindi, così come formulato dalla Procura, la decisione significa che Viviana si è suicidata e che, prima di farlo, ma solo in ipotesi, ha potuto uccidere il figlio. Delusione per la famiglia Mondello che, dopo la lettura del corposo provvedimento (495 pagine), probabilmente ricorrerà in Cassazione. La ricostruzione di quello che resta il giallo di Caronia…

GIUSEPPE LAZZARO

Il Gip del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l’inchiesta sulla morte della d.j. di Venetico Viviana Parisi, 41 anni e del figlio Gioele Mondello, di 4 anni, trovati morti nell’agosto 2020 (rispettivamente l’8 e il 19) nelle campagne di Caronia.

La decisione è motivata con un provvedimento di 495 pagine. “Siamo molto delusi – ha commentato il prof. Carmelo Lavorino, criminologo e consulente dei legali di Daniele Mondello, padre di Gioele e marito di Viviana –. A noi sono arrivate al momento solo due pagine. Quando potremo leggere le motivazioni vedremo se sarà il caso di ricorrere in Cassazione e fare ulteriori indagini difensive”.

“Siamo consapevoli di aver fatto tutto quanto possibile per evitare l’archiviazione e rimaniamo convinti che ci siano stati degli errori di valutazione. Quando avremo tutte le pagine dell’archiviazione del Gip, valuteremo eventuali altre azioni, al momento non conoscendone il contenuto non possiamo sbilanciarci”, ha detto l’avvocato Pietro Venuti, legale di Daniele Mondello. “Ora – prosegue il legale – i corpi verranno restituiti alla famiglia e nei prossimi giorni si svolgeranno i funerali”. Il Procuratore di Patti, Angelo Vittorio Cavallo, ha commentato così la decisione del giudice arrivata dopo l’udienza del 22 ottobre scorso: “Il Gip ha sostanzialmente confermato quanto da noi affermato nella richiesta di archiviazione e, in particolare, ha sottolineato il quadro complessivo che è emerso: quello di una donna fragile che aveva più volte dato segnali pericolosi sottovalutati dai familiari, in particolare dal marito Daniele Mondello. Spero che ora si metta la parola fine a questa vicenda dopo che anche il Gip ha rilevato come effettivamente fossero fantasiose le tesi della famiglia e dei legali di questa. E questo lo dice un giudice terzo come richiesto da loro e spero che, quindi, agiscano di conseguenza”.

COSA SOSTIENE LA PROCURA

Viviana Parisi si è suicidata e la morte del figlio Gioele Mondello potrebbe essere legata a un gesto drammatico della donna, anche se non c’è certezza assoluta su quest’ultima ipotesi. E’ la ricostruzione della morte della d.j., originaria di Torino e residente a Venetico e del bambino nelle campagne di Caronia, del Procuratore di Patti, Angelo Cavallo. Il fascicolo era aperto contro ignoti. “E’ possibile affermare, con assoluta certezza – aveva affermato il Procuratore di Patti in una nota del 29 luglio scorso – come nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi”. Secondo la ricostruzione del magistrato leccese, dopo analisi e accertamenti a 360 gradi, “l’intera vicenda, in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento e alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti”. Le indagini hanno dimostrato, secondo la Procura, che la donna, “subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle persone che pure la stavano cercando”. “Tutte le indagini tecniche svolte (cinematiche, medico-legali, genetiche, veterinarie etc.) – aggiunse quattro mesi fa il Procuratore – hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro e innegabile intento suicidario”. Gioele sarebbe morto per “un evento accidentale” o per un “gesto volontario” della madre che ha poi “deposto il suo corpo e si è allontanata alla ricerca del primo luogo “utile” che le permettesse, in qualche modo, di porre fine alla sua vita”, ricostruisce la Procura di Patti. “In ogni caso e in definitiva – aggiunge la Procura – l’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario (morte di Gioele causata da una lesione interna, da un colpo di calore, per sete etc.), continua a rimanere la tesi più probabile e fondata”. Secondo la ricostruzione della Procura, “la donna si è “rifugiata” nel bosco di Pizzo Turda, in territorio di Caronia, perché riteneva di dover scappare da inesistenti aggressori o perché temeva che il marito potesse toglierle la potestà genitoriale”. Per il Procuratore Cavallo, alla luce di dati complessivi, “due scenari appaiono plausibili, in sintonia con quanto sostenuto in sede di autopsia psicologica”. Secondo la prima tesi Viviana, una volta rifugiatasi all’interno del bosco di Pizzo Turda con Gioele, ha constatato come il bambino fosse deceduto e dunque, convinta di avere causato con la sua condotta irrazionale tale situazione, in preda a un’insopportabile angoscia, si è tolta la vita”. “Non si può escludere a priori, invece – ricostruisce la Procura – che Gioele, durante il suo vagare per le campagne assieme alla madre, abbia subito un incidente di tipo traumatico (come una caduta accidentale), che abbia comportato una possibile lesione a un organo interno, tale da determinarne, poco tempo dopo, il decesso; né si può escludere che Gioele possa aver subito un arresto cardio-circolatorio semplicemente dovuto a affaticamento eccessivo, stress emotivo, colpo di calore, sete”.

“Un altro scenario o ricostruzione, però – sottolinea la Procura – appare ugualmente possibile: Viviana, una volta giunta nel bosco Pizzo Turda insieme a Gioele, ha commesso un figlicidio di tipo psicotico o altruistico, ponendo fine alla stessa vita del figlio mediante strangolamento o soffocamento”. Per il pm è “sintomatico il fatto che l’unico materiale rinvenuto sotto le unghie delle mani di Viviana (indice, medio e anulare) sia stato proprio il profilo genetico di Gioele”. Quest’ultima tesi “continua a rimanere quella più probabile e fondata” per la Procura di Patti che, all’esito delle complesse indagini tecniche, ha emesso il nulla osta al seppellimento dei corpi.

La donna e il bambino, su un viaggio da Milazzo a Caronia (altezza A20) dopo che la donna era uscita e rientrata al casello di Sant’Agata Militello, scomparvero la mattina del 3 agosto 2020. Successivamente furono rinvenuti il cadavere della donna sotto il traliccio di cui sopra l’8 agosto e i resti del figlio il 19 agosto. Da allora i due corpi sono rimasti sotto sequestro e non sono stati celebrati neanche i funerali in attesa della conclusione delle perizie ordinate dal Procuratore Cavallo. Nella richiesta di archiviazione c’è una conversazione significativa tra Mondello e il 112, il 18 marzo 2020: “Mi serve un’ambulanza, mia moglie sta malissimo, non lo so, le è venuta una crisi, dice cose allucinanti, è fuori di testa ormai, è fuori di testa”, dice il marito di Viviana. Quel giorno al pronto soccorso dell’ospedale “Cutroni Zodda” di Barcellona Pozzo di Gotto il medico scrive che la paziente è “in preda a un delirio mistico con manie di persecuzione. Il marito riferisce che la paziente si sente perseguitata da circa due anni” ma che dal giorno prima ha avuto un peggioramento. Il medico chiede l’assistenza sanitaria obbligatoria. Sempre agli atti c’è la testimonianza di un sacerdote di Venetico che vide qualche tempo prima Viviana due volte, da sola, ferma davanti alla chiesa mentre leggeva ad alta voce brani della Bibbia. Lettura durata anche un’ora. Viviana prima di salire sull’ambulanza disse al sacerdote: “Padre Cleto, è arrivato il tempo dell’apocalisse”. Agli atti dell’inchiesta ci sono testimonianze di diversi amici di Viviana che sostengono che la donna, nel tempo, aveva manifestato comportamenti che indicavano instabilità psicologica. Da persona allegra e solare la donna sarebbe diventata – dicono i testimoni – triste e arrabbiata e credeva che i servizi sociali la seguissero per portarle via Gioele. Secondo una testimone Daniele Mondello le aveva chiesto il numero di telefono di padre Cleto perché pensava che la moglie fosse indemoniata e avesse bisogno di un esorcista. Durante il periodo di lockdown, nel 2020, dissero i vicini di casa di Viviana, la donna aveva deliri mistici e crisi psicotiche. I comportamenti della d.j. sono stati confermati anche dal marito, dalla cognata Maria Mondello, dal suocero Letterio Mondello e dal cognato Candeloro Mondello. Dai messaggi Whatsapp tra Viviana e il marito si evince – dicono gli inquirenti – che tra i due vi fosse una forte situazione conflittuale anche per le precarie condizioni economiche della famiglia. Sempre nella richiesta di archiviazione si evince che la sorella di Viviana, Denise, non rivelò agli inquirenti che la donna aveva tentato il suicidio. C’è anche un’intercettazione in cui la cognata della donna, Maria Mondello, parlando con un’amica al telefono dice: “Sono arrabbiata con lei…va a mio nipote, me lo ha ammazzato lei. Per la sua testa…per le sue cose, noi ci abbiamo messo tutto il nostro impego ma lei non si è voluta curare…”. Maria rimproverava al fratello, il marito di Viviana, dicono gli inquirenti, di aver permesso alla donna di uscire in auto da sola, la mattina del 3 agosto 2020, portando il figlio Gioele, nonostante conoscesse le sue condizioni di salute. Ma non è finita. Salta fuori pure una conversazione telefonica tra Daniele Mondello e il cognato Roberto Parisi sui compensi televisivi: “Ma quale mille euro, Roberto – dice il primo -. Sì, mille euro, ma non esiste. Almeno…ma…il più scarso dev’essere cinquemila euro. Se no non ci vado, non mi interessa non mi sbatto”. E’ il 10 ottobre 2020, circa due mesi dopo la morte della moglie e del figlioletto. I due discutono sul boom di ascolti in alcune trasmissioni tv che parlano della vicenda. Il cognato diceva che lui per mille euro avrebbe partecipato a una trasmissione televisiva. Mondello ribatteva: “Per meno di 5 mila euro non ci vado. Ma che fai scherzi? Ma tu lo sai quanto vengono pagate le persone là? Tu non hai idea”. I due dialogano a lungo sulla possibilità di partecipare a pagamento a una trasmissione tv. Per la Procura di Patti nella vicenda della morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele c’è “l’assoluta certezza che non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa diretta o indiretta a carico di soggetti terzi. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto nella causazione di un così terribile doloroso evento”.

COSA DICEVA IL NO ALL’ARCHIVIAZIONE

Le relazioni degli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti, unitamente a quella del consulente Costa che ha ricostruito la dinamica dell’incidente in galleria della d.j. torinese, lungo l’autostrada A 20, prima di scomparire nei boschi di Caronia la mattina del 3 agosto dello scorso anno. Depositata inoltre la relazione tecnica firmata dal criminologo, Carmelo Lavorino, dal medico legale, Antonio Dalla Valle, dallo psicologo forense, Enrico Delli Compagni, con la collaborazione delle antropologhe forensi Nicolina Palamone ed Angelica Zenato, che smontano la tesi dei pm. Si legge nel documento…“Se Viviana si fosse buttata dal traliccio, l’altezza di caduta, come ipotizzato dalla Polizia Scientifica di Catania, dovrebbe essere di almeno 8 metri ma questo è impossibile perchè la donna non poteva né arrampicarsi, per di più senza scarpe, e perché le fratture sono di una caduta da 2-3 metri. Le scarpe e il calzino di Viviana (la donna indossava un solo calzino quando fu trovata cadavere ai piedi del traliccio) sono stati posizionati da un soggetto ignoto per depistaggio e per autogratificazione, così come le scarpe di Gioele. Vi è stata una “combinazione criminale“, che ha depistato, composto la scena, messo in posa i corpi e le scarpe delle due vittime”. Il criminologo Lavorino e gli esperti spiegano come, secondo loro, sia avvenuta la morte di Viviana e Gioele. “Il decesso di entrambi si è verificato all’interno di un invaso/i contenitore/i sito/i nel bosco di Caronia con le caratteristiche simili a quelle di un pozzo, quali: profondità di 3-4-5 metri, la presenza di acqua al massimo mezzo metro, elevata possibilità di morte immediata, causa asfissia in acqua in quanto Viviana ha subito la resezione del midollo spinale dagli esiti di frattura vertebrale ed in seguito all’esplosione delle due vertebre e il piccolo successivamente ad un trauma contusivo-commotivo avrebbe avuto lo stesso esito della madre per annegamento. Poi terzi avrebbero recuperato i corpi tramite strumenti e mani, Viviana tirata fuori la tarda sera del 3 agosto o la mattina del 4 agosto e trasportata con apposito mezzo per la messinscena e il depistaggio e, nel trazionamento, le vengono strappati i capelli, Gioele tirato fuori successivamente e depositato sui luoghi del rinvenimento, senza escludere che possa essere stato conservato in un contenitore di plastica. Non vi è stato alcun atto aggressivo di Viviana Parisi nei confronti di Gioele Mondello come invece ritenuto dalla richiesta di archiviazione. Sicuramente la donna non si è suicidata, non vi è alcuna sua precipitazione dal traliccio dell’Enel D59 né volontaria né procurata, in quanto non ha avuto nessun contatto e non vi si è arrampicata”.

Edited by, mercoledì 10 novembre 2021, ore 15,19. 

 

 

 

           

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