Lo stupro di Palermo e la riflessione sociale: Rialzarsi dopo il fallimento

Sulla vicenda avvenuta a Palermo con una ragazza fatta abusare di alcool e poi oggetto di stupro da parte di sette giovani, oggi sei in carcere e uno in una comunità, ospitiamo la riflessione sociale di LEA TRIPICIANO (foto in alto), dipendente comunale di Sinagra. “Rialzarsi dopo il fallimento” è il tema di questo intervento che analizza anche le colpe, nella società attuale, di chi deve formare e guidare i giovani di oggi (certo, senza fare di tutta l’erba un fascio), a cominciare dai veri responsabili: le famiglie e i genitori. Pubblichiamo sul link Sicilia News dove sono riportati i servizi di quanto avvenuto nel capoluogo regionale…

LEA TRIPICIANO 

Sei giovani si trovano in carcere a Palermo accusati di violenza sessuale di gruppo su una 19enne. Ai magistrati hanno detto di essersi rovinati la vita. Ma non hanno cambiato la loro linea di difesa: “Lei era consenziente“. Un settimo responsabile secondo l’accusa, minorenne al momento del fatto e ora 18enne, è stato scarcerato dal Gip del Tribunale per i Minorenni di Palermo e affidato a una comunità. E intanto proseguono le indagini dei carabinieri. E le famiglie degli indagati sporgono denunce per insulti e minacce.

LA RIFLESSIONE

Tempo fa diversi giornali hanno riportato l’omelia di Mons. Nazzareno Marconi, Vescovo di Macerata che, dopo i fatti ormai famosi che hanno interessato la sua Diocesi, distribuiva tra famiglia, politica e istituzioni, la responsabilità dell’intolleranza e della barbarie ormai dilagante nel nostro Paese.

Mons. Marconi ha utilizzato un termine preciso: fallimento educativo – e questo termine deve far riflettere molto e con grande attenzione, sia per il peso delle parole in sé che per gli esempi che purtroppo la cronaca ci offre quotidianamente ad avvalorare la sua tesi. Prima di parlare dei tre fallimenti della società moderna vale la pena fare una precisazione: non vi è qui alcuna nostalgia di un tempo in cui regnavano il paternalismo e l’autoritarismo, in famiglia e a scuola.

Il fallimento educativo indica la crisi profonda di un intero modo di pensare e fare educazione.

La causa: fallimento del dialogo come via maestra per l’educazione

Il primo fallimento, allora, pare quello dell’educazione nelle relazioni primarie, nelle relazioni genitori-figli.

Si è affermata da tempo una propensione alla tutela e alla protezione che anziché incentivare l’autonomia e la responsabilità dei figli con compiti di crescita appropriati, alimenta la dipendenza e asseconda la passività.

Il secondo fallimento, reciproco al primo, è quello della scuola.

L’autorità basata sulla elevata competenza di chi insegna, sia a livello di contenuto che di metodo, è in crisi.

Per molte ragioni, non ultima un certo occhiolino al marketing da parte degli istituti, le soglie si sono di molto abbassate. I vincoli formali sono alti e in quei vincoli i docenti sono ridotti spesso al minimo operativo.

I timori e le diffidenze con le famiglie, che conseguono da queste posizioni, fanno il resto.

Il terzo fallimento è l’assenza del timore di Dio.

Anche Gesù è andato incontro a un iniziale fallimento della sua azione educativa: il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’abbandono degli altri apostoli, l’insulto della folla che lo aveva osannato e della quale era stato catechista instancabile e competente sono segni non riconducibili certo alla negligenza, alla sconsideratezza e faciloneria nell’educare di Gesù.

Eppure, anche il Figlio dell’uomo non si è potuto sottrarre alle delusioni che attendono ogni educatore.

Ogni storia educativa interrotta ci rattrista, ci scuote e ci spinge a interrogarci.
E’ vero, tuttavia, che come la moneta perduta è occasione per ripulire e riassettare a nuovo tutta la casa e insieme ritrovare la moneta, così ogni fallimento educativo ci interpella e può suscitare nell’educatore un rinnovato impegno.

Gesù sa che i frutti non si raccolgono subito e che, non di rado, chi semina non raccoglie; per questi e per altri motivi l’educatore non dovrà mai dire, nemmeno di fronte al caso difficile o umanamente impossibile: “non c’è più nulla da fare!”, “è irrecuperabile!”; se egli ama alla maniera di Dio, non lo dirà mai per nessuno, come quelle madri e quei padri che non si danno mai per vinti di fronte all’insensibilità, alla ribellione o anche ai rottami del proprio figlio.

 
E’ possibile uscire dunque dallo scoraggiante limite dell’impotenza educativa se ci si libera dall’io autarchico ed autoreferenziale che ci espone alla solitudine. 

E’ importante capir cosa posso fare oggi? perché il presente non diventi solo il tempo di un’attesa inutile e vuota, ma torni a essere considerato un tempo opportuno per costruire comunque qualcosa di importante.

Sento questa riflessione doverosa soprattutto quando penso ai nostri sempre più numerosi giovani senza lavoro e apparentemente senza prospettive; è frustrante vederli abbandonarsi a consumi facili per un po’ di felicità, con il rischio di morire di piacere.

E’ possibile generare ancora in loro speranza se incominciamo a valorizzare il loro presente come un tempo di impegno, di costruzione di sé e non come tempo vuoto, di logorante attesa. 

Al centro del “nostro pensare” va rimessa la parola “formazione”.
Intendo una formazione al “sapere” che incentivi l’intelligenza creativa dei nostri ragazzi, perché un adolescente può ritrovare valore quando si sente all’altezza dei suoi compiti umani.

 
Ancor più, al centro del “nostro agire” va messa la parola “testimonianza”. Solo di fronte alla parola fragile, ma coerente di un educatore-testimone la conoscenza potrà generare ri-conoscenza.

E come scriveva in un testo il Cardinale Martini: far sì che i fallimenti non siano da imputarsi del tutto alla nostra negligenza, sconsideratezza e faciloneria nell’educare; e soprattutto aiutarci a inglobare il concetto stesso di fallimento in una visione complessiva del cammino educativo. Quel cammino che deve portare una creatura umana, fragile e peccatrice, dall’ignoranza di Dio, dall’incredulità o dalla poca o piccola fede alla fede adulta e alla maturità cristiana della vita.

Edited by, venerdì 24 agosto 2023, ore 14,21. 

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