Montagnareale: La galassia della famiglia Sidoti, 11 rinviati a giudizio. Dal 16 marzo il processo

Il Gup del Tribunale di Patti EUGENIO ALIQUO’ ha rinviato a giudizio ROSARIO SIDOTI (foto in alto), sindaco allo stato sospeso del comune di Montagnareale, familiari e parenti e una persona diversa dal nucleo, coinvolti nell’operazione scattata il 20 ottobre dello scorso anno per quella che è stata considerata la “galassia della famiglia Sidoti”. Il processo inizierà, al Tribunale di Patti, il 16 marzo. Il servizio con tutti i nomi e la ricostruzione della vicenda…

GIUSEPPE LAZZARO

Il Gup del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò ha rinviato a giudizio Rosario Sidoti, sindaco allo stato sospeso del comune di Montagnareale, familiari e parenti e una persona diversa dal nucleo, coinvolti nell’operazione scattata il 20 ottobre dello scorso anno. Sono 11 i rinviati a giudizio e la prima udienza del processo è stata fissata, davanti al collegio giudicante del Tribunale di Patti, quindi con il rito ordinario, il prossimo 16 marzo. A chiedere il rinvio a giudizio per tutti i destinatari della richiesta è stato il sostituto procuratore di Patti Andrea Apollonio.

I RINVIATI A GIUDIZIO

Oltre a Rosario Sidoti, imputato per le proprie attività imprenditoriali e non come sindaco, sono stati rinviati a giudizio i genitori, l’imprenditore Antonino Sidoti e la moglie Vincenza Milici; le sorelle Irene e Anna (quest’ultima, ingegnere, è stato sindaco di Montagnareale dal 2008 al 2018 prima di lasciare lo scettro al fratello); quindi Maria Assunta e Vincenzina Sidoti, rispettivamente moglie e figlia del sindaco sospeso; la suocera Tindara Federico, la cugina ed il cognato, rispettivamente Cinzia Blandano e Antonio Napoli; Giuseppe Palmeri (unico imputato non legato da vincoli parentali o familiari con i Sidoti).

LA VICENDA

Una strutturata associazione criminale, che sarebbe stata capeggiata dal sindaco di Montagnareale, il dottore commercialista Rosario Sidoti (eletto nel 2018, raccogliendo il testimone dalla sorella Anna) e composta da 9 familiari (i genitori, la moglie Maria Assunta, la suocera, la figlia, le due sorelle tra le quali l’ingegnere Anna, ex sindaco di Montagnareale dal 2008 al 2018 e candidata a sindaco alle elezioni amministrative di Patti del 2021, un cognato ed una cugina), protagonisti di numerosi episodi di bancarotta fraudolenta e tentativi di accaparramento di ingenti finanziamenti pubblici – di matrice regionale e comunale – e connesse operazioni di riciclaggio e auto riciclaggio in una galassia di società attive in svariati settori commerciali: dalla costruzione di edifici e strade alla compravendita di beni immobili, sino allo svolgimento di attività ricettiva, di cui tre fallite e progressivamente svuotate dei rispettivi patrimoni a favore di altre società consorelle. A scoprirla sono stati i finanzieri di Messina, nell’ambito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Patti, che hanno eseguito, il 20 ottobre 2022, una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Patti nei confronti di dieci persone, con contestuale sequestro di denaro e beni per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro.

Il sindaco Rosario Sidoti con la moglie Maria Assunta

Da intercettazioni telefoniche, articolate ricostruzioni documentali, integrate da accertamenti bancari, nonché da attività tipiche di polizia giudiziaria, è emerso come nel piccolo centro della fascia tirrenica messinese di Montagnareale risultasse operante una strutturata associazione criminale, capeggiata dal sindaco Rosario Sidoti e composta da 9 membri della sua famiglia (i genitori, la moglie, la suocera, la figlia, le due sorelle, un cognato ed una cugina), dedita alla commissione di una pluralità di fatti di bancarotta fraudolenta e tentativi di accaparramento di ingenti finanziamenti pubblici – di matrice regionale e comunale – e connesse operazioni di riciclaggio e auto riciclaggio. Nel dettaglio il primo cittadino, destinatario della custodia cautelare ai domiciliari quando scattò il blitz, attivamente coadiuvato da tutti i congiunti, destinatari del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di dodici mesi, si sarebbe reso protagonista – secondo l’accusa – della costituzione di un fittissimo reticolato societario, composto da sette società, con sede a Montagnareale, Barcellona Pozzo di Gotto e Librizzi ed attive in svariati settori commerciali, dalla costruzione di edifici e strade alla compravendita di beni immobili, sino allo svolgimento di attività ricettiva, di cui tre portate alla decozione, fallite e progressivamente svuotate dei rispettivi patrimoni a favore di altre società consorelle, appartenenti al medesimo gruppo, ovvero dei membri della famiglia indagata.

L’ingegnere ed ex sindaco Anna Sidoti

Lo schema criminale oggetto d’indagine, definito dallo stesso giudice come “estremamente sofisticato, molto elaborato, consolidato, ripetitivo, efficace e assai remunerativo”, aveva la finalità non solo di determinare bancarotte fraudolente e connesse operazioni di reimpiego dei patrimoni fraudolentemente distratti ma anche – attraverso artifici e raggiri – di indebitamente intercettare cospicui finanziamenti pubblici, concessi dal comune di Montagnareale e dal vicino comune di Librizzi, ovvero da enti regionali. Il corposo materiale indiziario raccolto ha permesso di meticolosamente censire tutta la galassia societaria, documentando come, scientemente, venissero fatti lievitare i debiti di alcune società, soprattutto nei confronti dell’Erario, poi non onorati, mentre i relativi guadagni venissero puntualmente distratti a favore degli indagati, compiendo innumerevoli e variegate operazioni fraudolente, tali da poter definire le casse societarie come veri e propri bancomat personali del gruppo. In altri termini, sino a che le società servivano a tali illecite finalità, quali la creazione di illegittimi guadagni o l’acquisizione di finanziamenti pubblici, la relativa immagine, data ai creditori, era di solidità finanziaria ma una volta “spremuta” e conseguito il massimo guadagno, l’impresa carica di debiti veniva abbandonata e lasciata naufragare verso un inesorabile, quanto preordinato, fallimento. I componenti del gruppo ponevano in essere, altresì, mirate iniziative volte a paralizzare eventuali azioni di recupero da parte degli stessi creditori, attraverso articolate operazioni con altre realtà societarie appartenenti al medesimo gruppo, ovvero attraverso vorticosi giri di denaro. Le nuove società, quindi, raccoglievano “il testimone” da quelle fallite, proseguendo ad operare sul mercato sempre riproponendo i medesimi illeciti metodi di gestione e con le medesime finalità: un sistema definibile “a staffetta”.

Nel medesimo ambito, quindi, il Gip del Tribunale di Patti, aderendo alla richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica, dispose il sequestro diretto, preordinato alla confisca, delle somme presenti sui conti correnti di quattro degli indagati iniziali, per l’ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro pari, cioè, all’ingiusto profitto ottenuto dalla commissione dei reati contestati, oltre al sequestro di tre unità immobiliari, del valore stimato di 1 milione di euro, site a Librizzi e Taormina perché oggetto delle distrazioni fraudolente, nonché dei finanziamenti pubblici richiesti e delle condotte riciclatorie.

LA DINASTIA DEI SIDOTI

Anche se la vicenda giudiziaria non si interseca assolutamente con l’attività amministrativa, va evidenziato che al comune di Montagnareale i Sidoti hanno regnato per oltre 20 anni. Il padre Antonino Sidoti, detto Tino, imprenditore edile, è stato sindaco ai tempi della Democrazia Cristiana dal 1985 al 1998 e poi dal 2003 al 2008 quando vinse le elezioni amministrative la figlia, ingegnere Anna Sidoti, in carica per due mandati sino al 2018 quando, non potendosi più candidare (in quell’anno la legge per il possibile terzo mandato per i comuni sotto i 10.000 abitanti non era ancora in vigore), lasciò il posto al fratello Rosario che vinse le elezioni di quattro anni fa. Dottore commercialista e imprenditore, ha fatto parte dell’Unione di Centro. Dal 2006 al 2008 è stato assessore alla Provincia di Messina e dal 2008 al 2013 consigliere provinciale. Si era candidato, senza essere eletto, all’Ars nel 2012 e al Senato alle politiche del 2013 ed è stato presidente della SRR Messina Provincia per la gestione del sistema di raccolta dei rifiuti.

Edited by, venerdì 10 febbraio 2023, ore 11,09. 

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