San Marco d’Alunzio: Chiese una tangente da 100.000 euro, condannato l’ingegnere di Capo d’Orlando Basilio Ceraolo

Il Gup del Tribunale di Patti EUGENIO ALIQUO’, con il rito abbreviato, ha condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione l’ingegnere BASILIO CERAOLO, di Capo d’Orlando. Il professionista venne arrestato il 10 novembre 2021 da direttore dei lavori di un cantiere a San Marco d’Alunzio (foto in alto il luogo): aveva chiesto una tangente da 100.000 euro ad un imprenditore che lo denunciò alla guardia di finanza. Il servizio…

Il Gup del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò, con il rito abbreviato, ha condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione l’ingegnere Basilio Ceraolo, 72 anni, originario della contrada di Salinà del comune di Piraino ma residente a Capo d’Orlando con studio tecnico in via Del Porto. Il professionista è stato accusato di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità ed ha avuto la pena ridotta per la scelta di scontare la pena agli arresti domiciliari a decorrere dalla irrevocabilità della sentenza. L’ingegnere Ceraolo, inoltre, è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e incapace di contrarre con la Pubblica Amministrazione con il conseguente pagamento delle spese processuali ed il risarcimento da liquidarsi, in separata sede civile, sempre quando e se la condanna dovesse essere definitiva, di una impresa edile di Acireale.

LA VICENDA E LA TANGENTE DA 100.000 EURO

Il 10 novembre 2021 i militari della Tenenza della guardia di finanza di Sant’Agata Militello diedero esecuzione ad un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari, emessa dal Gip presso il Tribunale di Patti, nei confronti del direttore dei lavori, ingegnere Basilio Ceraolo, di un cantiere sito a San Marco d’Alunzio, inizialmente indagato per concussione prima della modifica ai capi di imputazione. Il provvedimento cautelare venne adottato sulla scorta delle risultanze delle investigazioni condotte dai finanzieri della Tenenza di Sant’Agata Militello, unitamente agli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, coordinati dalla Procura della Repubblica di Patti. Il Gip riqualificò il reato, inizialmente ipotizzato come concussione, in quello di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Furono accertati alcuni episodi commessi dall’ingegnere Ceraolo, con la qualifica di direttore dei lavori il quale, nell’ambito dei lavori di consolidamento di un costone roccioso – sito a valle di via Cappuccini presso un cantiere del comune di San Marco d’Alunzio – oggetto di precedenti frane, abusando dei propri poteri (derivanti dal ruolo ricoperto), a più riprese, avrebbe tentato di convincere l’imprenditore Fabio D’Agata (incaricato dell’esecuzione di opere pubbliche destinate alla collettività) a commettere frodi contrattuali nei confronti dell’ente appaltante, pretendendo, dal medesimo imprenditore rilevanti somme di denaro, beni ed altre utilità, per fini strettamente personali, in particolare la corresponsione di oltre 100.000 euro a titolo di tangente. I lavori riguardavano la realizzazione di paratie in calcestruzzo, sostenuti con barre d’acciaio infisse nella roccia ed opere connesse (scavi, tubazioni e opere di drenaggi), dirette a consolidare un costone roccioso sito a San Marco d’Alunzio, già oggetto di precedenti frane. L’imprenditore Fabio D’Agata non intese sottostare all’accordo fraudolento proposto dal Ceraolo ed alla corresponsione della relativa somma nei confronti di quest’ultimo. Le investigazioni, sviluppate anche mediante intercettazioni telefoniche, ambientali ed operazioni di videosorveglianza, fecero emergere la propensione dell’ingegnere Ceraolo a servirsi della funzione pubblica lui attribuita, per scopi di personale arricchimento. Costui, sebbene deputato ex lege a controllare la regolare realizzazione di opere destinate a finalità collettive, anche attraverso la rendicontazione e l’asseveramento dei lavori svolti, proponeva all’impresa appaltatrice modifiche nell’esecuzione dei lavori previsti dal capitolato dell’opera pubblica, in modo da lucrare le somme così indebitamente “risparmiate”, per poi dividerle a metà, secondo i suoi intendimenti, con la stessa impresa incaricata di svolgere i lavori. In particolare, le modifiche “proposte” dall’indagato riguardavano la riduzione della lunghezza di alcuni tiranti in acciaio, che avrebbero consentito di generare delle economie di spesa ammontanti a circa 200.000 euro. Tale “risparmio”, secondo i propositi del direttore dei lavori, anziché essere riutilizzato nell’ambito dell’opera pubblica in corso di realizzazione, si sarebbe dovuto riflettere sul tornaconto personale dell’ingegnere e dell’impresa eventualmente compiacente la quale, come già detto, non ha inteso partecipare all’accordo fraudolento ed ha invece denunciato i fatti. Il direttore dei lavori Ceraolo, in definitiva, invece di porre in sicurezza un costone roccioso ad alto rischio idrogeologico che, nel corso del tempo, è stato soggetto ad una serie di allarmanti movimenti franosi, mettendo a repentaglio l’incolumità pubblica e la stabilità delle infrastrutture, cercava di sfruttare la sua posizione, in modo da trarne un consistente vantaggio personale.

         g.l.

Edited by, venerdì 10 febbraio 2023, ore 12,12. 

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