Sono state emesse 52 condanne, con il rito abbreviato dalla Gup del Tribunale di Messina CLAUDIA MISALE, a conclusione del primo grado del procedimento scaturito dall’operazione antidroga “DINAMITE”, scattata nel giugno dello scorso anno e con 112 persone che, all’epoca, vennero arrestate per un vasto traffico di sostanze stupefacenti che aveva in Messina e provincia e sino a Tortorici, i punti di approdo e riferimento per lo spaccio. Il servizio con la sentenza…
GIUSEPPE LAZZARO
Sono state emesse 52 condanne, con il rito abbreviato dalla Gup del Tribunale di Messina Claudia Misale, a conclusione del primo grado del procedimento scaturito dall’operazione antidroga “Dinamite”, scattata nel giugno dello scorso anno e con 112 persone che, all’epoca, vennero arrestate per un vasto traffico di sostanze stupefacenti che aveva in Messina e provincia i punti di approdo e riferimento per lo spaccio.
Sono stati 55 gli imputati alla sbarra, tra siciliani e calabresi, con 52 pesanti condanne, 2 assoluzioni totali e un non doversi procedere per incapacità irreversibile per il calabrese Francesco Pelle e una serie di assoluzioni parziali.
LA SENTENZA
Rosario Abate: condanna a 11 anni e euro 32.400 di multa
Giuseppe Anzalone: 8 anni
Alex Arrigo: 10 anni
Antonino Astone: 9 anni
Luca Michael Gabriel Astone: 8 anni e 6 mesi
Giuseppe Astuto: 8 anni
Barile Carmelo 6 mesi di reclusione, a titolo di ulteriore aumento, sulla pena di 8 anni di reclusione già irrogata
Fabio Bellantoni: 8 anni e 4 mesi
Maria Cacopardo: 4 anni e 2 mesi ed euro 18 mila di multa
Danilo Lorenzo Calderone: 7 anni e 40mila euro di multa
Gioacchino Cananzi; 10 anni (e la confisca della somma di euro 6.350 sequestrata il 25 giugno 2024)
Giovanni Cannistrà: 6 anni e 26mila euro di multa
Claudio Caporlingua: 6 anni e 4 mesi e 26 mila euro di multa
Giuseppe Castorino: 15 anni e 6 mesi e 47.100 euro di multa
Graziano Castorino: 6 anni e 6 mesi ed euro 40mila di multa
Andrea Centorrino: 8 anni e 4 mesi
Angelo Conti: 8 anni e 6 mesi
Gennaro Carmelo Conti: 4 anni e 6 mesi e 20mila euro di multa
Salvatore Costa: 9 anni e 4 mesi di reclusione
Giuseppe Costanzo Zammataro: 4 anni e 6 mesi e 20mila euro di multa
Giambattista Cuscinà: 6 anni e 20mila euro di multa
Demarco Valentina: 5 anni di reclusione ed euro 20.000 di multa;
Falcone Antonino: 6 anni e 4 mesi di reclusione ed euro 26.000 di multa
Galati Massaro Sebastiano: 8 anni e 8 mesi di reclusione
Galletta Stefania: 6 anni e 10 mesi di reclusione
Gangemi Giuseppe: 11 anni di reclusione
Giorgi Bruno: 8 anni e 8 mesi di reclusione
Grasso Paolo: 6 anni di reclusione ed euro 30.000 di multa
Idotta Giovanni: 1 anno di reclusione (pena sospesa e non menzione);
Lo Cascio Giuseppe: 5 anni e 2 mesi di reclusione ed euro 20.400 di multa
Mastrolembo Barná Antonino: 5 anni di reclusione ed euro 24.000 di multa
Messina Filippo: 8 anni e 4 mesi di reclusione
Milanese Domenico: 10 anni di reclusione
Minutoli Grazia: 7 anni e 8 mesi di reclusione
Minutoli Maria: 5 anni e 10 mesi di reclusione ed euro 30.000 di multa
Muni Vincenzo: 8 anni di reclusione
Nunnari Marcello: 5 anni e 4 mesi di reclusione ed euro 24.000 di multa
Papale Maurizio: 10 anni di reclusione
Pizzata Giuseppe: 5 anni e 4 mesi di reclusione ed euro 20.000 di multa
Rizzo Giovanni: 8 anni di reclusione
Romano Domenico: 5 anni di reclusione ed euro 20.000 di multa;
Sabbatini Ginda: 6 anni e 10 mesi di reclusione
Santovito Antonino: 2 anni e 2 mesi di reclusione ed euro 8.000 di multa
Savoca Maurizio: 10 anni di reclusione ed euro 44.000 di multa;
Scirone Antonino: 5 anni di reclusione ed euro 20.000 di multa;
Settimo Antonino: 8 anni di reclusione ed euro 30.000 di multa;
Settimo Paolo: 8 anni di reclusione ed euro 30.000 di multa
Spadaro Francesco: 6 anni di reclusione ed euro 20.000 di multa;
Strangio Antonio: 11 anni e 4 mesi di reclusione
Sturniolo Cristian: 2 anni e 2 mesi di reclusione ed euro 6.000 di multa
Torrini Gianluca: 2 anni di reclusione ed euro 12.000 di multa (e l’immediata liberazione se non detenuto per altra causa)
Vento Gianluca: 8 anni e 8 mesi di reclusione.
LE ASSOLUZIONI:
Castorino Graziano, Castorino Giuseppe, Abate Rosario e Strangio Antonio, dai reati a ciascuno ascritti ai capi 37) e 41), perché il fatto non sussiste; Abate Alessio, Costanzo Zammataro Giuseppe e Torrini Gianluca dal reato a loro ascritto al capo 1), per non aver commesso il fatto; Galati Giordano Roberto dal reato a lui ascritto al capo 17) per non aver commesso il fatto; Lo Cascio Giuseppe dai reati a lui ascritti al capi 77), 78), 80 e 85), per non aver commesso il fatto; Minutoli Grazia dai reati ascritti ai capi 27) e 62), per non aver commesso il fatto; Gangemi Giuseppe dai reati a lui ascritti ai capi 67), 69), 71), per non aver commesso il fatto.
Il Gup ha dichiarato inoltre Maria Cacopardo, Carmelo Gennaro Conti e Giuseppe Costanzo Zammataro interdetti dai pubblici uffici per la durata di 5 anni e ha deciso la libertà vigilata per la durata di tre anni per Abate, Arrigo, Cananzi, Castorino, Gangemi, Milanese, Papale, Savoca e Strangio.
TRE INDAGINI SFOCIATE NELLA MAXI-OPERAZIONE
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi è stata la conseguenza di tre distinte indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, a partire dal gennaio 2021. Una eseguita dai carabinieri della Compagnia di Messina Sud, le altre due dalla Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto. Svelata l’esistenza e l’operatività di diverse organizzazioni criminali a Messina e nel barcellonese, attive nel narcotraffico, con collegamenti con strutture criminali calabresi e soggetti attivi anche in Campania, Lombardia e all’estero. Nell’ambito delle tre attività investigative sono stati, infatti, documentati diversi, stabili, canali di approvvigionamento della droga. Con la Calabria per la cocaina; con alcuni soggetti attivi nelle province di Napoli e Milano, nonché con la Spagna, per l’hashish; con soggetti attivi nei Paesi Bassi (Oanda), con riferimento allo spice, cannabinoide sintetico con effetto psicotropo estremamente dannoso per la salute. Le indagini, articolate e complesse, si sono strutturate utilizzando i tradizionali strumenti delle intercettazioni, telefoniche e ambientali; di servizi di osservazione e pedinamento con arresti e sequestri; dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Gli elementi raccolti, dunque, hanno disvelato l’organigramma di quattro tra le principali organizzazioni criminali operanti, dal 2020, nel traffico di stupefacenti e nella gestione di piazze di spaccio nei quartieri messinesi di Giostra, Santa Lucia Sopra Contesse, Villaggio CEP e Villaggio Aldisio, nonché nelle zone di Barcellona Pozzo di Gotto e di Milazzo.
LE INDAGINI DEI CARABINIERI COMPAGNIA DI MESSINA SUD
In particolare, l’indagine delegata alla Compagnia dei carabinieri di Messina Sud, ha riguardato l’esecuzione di misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari a carico di 49 persone, gravemente indiziate -a vario titolo – per i delitti di associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione, coltivazione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti, autoriciclaggio e porto e detenzione di armi clandestine. Sono stati delineati i ruoli e gli assetti di un gruppo criminale, ritenuto fra i più attivi nel narcotraffico nell’area peloritana, con significativi rapporti con organizzazioni criminali di altre regioni, riorganizzatosi e riaffermatosi sul territorio dopo una pregressa indagine che, il 19 luglio 2022, aveva portato all’arresto di 18 persone. Il sodalizio, con base operativa nel quartiere popolare messinese Giostra e con la disponibilità di armi, avrebbe smerciato, nel tempo, ingenti quantitativi di stupefacente, rifornendo plurime piazze di spaccio nei diversi quartieri nelle aree a Nord e a Sud del capoluogo e delle zone nebroidea e tirrenica della provincia, in particolare a Tortorici. Lo stupefacente sarebbe stato stoccato e custodito nelle abitazioni di alcuni sodali, strategicamente protette da impianti di videosorveglianza, inferriate e porte blindate, volti a ritardare i tempi di accesso delle forze di polizia durante le perquisizioni e consentire, nel frattempo, l’occultamento della droga e delle armi, realizzando veri e propri “fortini” di difficile, se non impossibile, accesso. Infatti, nel corso delle indagini sull’articolazione operante a Messina, nel gennaio 2021, un carabiniere è rimasto ferito a un piede nel tentativo di entrare in un’abitazione da perquisire. Contro il militare è stata infatti chiusa in modo repentino una porta blindata. L’organizzazione si riforniva nelle aree di San Luca e Rosarno, in Calabria, avvalendosi anche di soggetti operanti nel napoletano e a Milano. O ancora, in caso di difficoltà, di altri gruppi messinesi attivi nello spaccio degli stupefacenti. Sulla base di quanto emerso dalle indagini il sodalizio avrebbe reimpiegato parte dei consistenti profitti del narcotraffico – che si stima essere pari a circa 500.000 euro mensili, confluenti in una cassa comune – in un’attività commerciale nel settore dell’abbigliamento di Messina, destinando un’altra parte alle famiglie dei sodali detenuti. Dall’indagine è emersa anche una seconda consorteria criminale che si riforniva di stupefacente dal sodalizio principale, qualificandosi quale gruppo acquirente privilegiato per, poi, metterlo in vendita nel quartiere popolare di Villaggio Aldisio.
LE INDAGINI DEI CARABINIERI DELLA COMPAGNIA DI BARCELLONA P.G.
Sul versante barcellonese, delle due attività di indagine, la prima è culminata nell’arresto di 28 persone, delle quali 24 a cura della Compagnia di Barcellona; le restanti 4 a cura della Polizia Penitenziaria del Provveditorato di Palermo dell’Amministrazione penitenziaria; in particolare, 23 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari, gravemente indiziate – a vario titolo – dei delitti di associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata all’indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari, porto abusivo di armi e trasferimento fraudolento di valori. Anche su questo versante le indagini sono state coordinate dalla DDA di Messina e delegate ai carabinieri della Compagnia di Barcellona mentre un segmento delle medesime investigazioni è stato delegato al personale del Nucleo Investigativo Regionale Sicilia della Polizia Penitenziaria, per i delitti che si assumono essere stati commessi all’interno del carcere di via Madia della città del Longano. Le attività investigative hanno consentito di ricostruire le componenti soggettive ed oggettive di un’organizzazione criminale, attiva a Barcellona nel narcotraffico di ingenti quantitativi di cocaina, marijuana e hashish. Gli indagati avrebbero posto in essere un’intensa attività di spaccio, in modo sistematico, attraverso un’organizzazione criminale strutturata con la disponibilità di armi e composta, tra vertici e affiliati, anche da soggetti legati da vincoli di parentela, che avrebbe distribuito la droga in favore di una rete di spacciatori nel territorio di Barcellona e nei paesi limitrofi, cedendola anche ad altri narcotrafficanti della provincia di Catania. La droga, in particolare l’hashish, sarebbe stata, in parte, approvvigionata dalla Spagna, tramite un sodale ivi dimorante e poi stoccata e occultata nelle abitazioni di altri affiliati alla consorteria, che utilizzava un’autoconcessionaria di Barcellona, fittiziamente intestata ad alcuni indagati, sebbene riconducibile a uno dei capi del sodalizio, quale base operativa del narcotraffico nonché quale attività commerciale dove indirizzare parte dei proventi dell’illecita attività di spaccio. Dagli accertamenti svolti dai militari dell’Arma, insieme al Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria, è emerso che, al fine di incrementare i propri introiti, il sodalizio criminale avrebbe, addirittura, introdotto la droga nel carcere di Barcellona dove uno dei promotori, lì detenuto, dirigeva e coordinava la distribuzione delle dosi e telefoni cellulari, anch’essi illecitamente introdotti, ad altri reclusi. L’attività investigativa ha altresì consentito di raccogliere indizi circa l’esistenza di un ulteriore gruppo criminale, collegato al primo sodalizio, finalizzato all’illecita introduzione nel carcere Madia di telefoni cellulari, composto da detenuti e da una donna la quale, dall’esterno dell’istituto, avrebbe introdotto i dispositivi occultati all’interno di pacchi destinati ai detenuti. Tra i destinatari della misura cautelare in carcere figurarono un agente della Polizia Penitenziaria e un infermiere dell’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Messina, all’epoca entrambi in servizio presso la citata Casa Circondariale. Il primo avrebbe coadiuvato uno dei capi della consorteria – sottoposto a detenzione – consegnandogli stupefacente poi distribuito nel carcere; il secondo avrebbe introdotto la droga nel carcere, ceduta poi ad alcuni reclusi.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, i militari dell’Arma hanno anche eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale e del compendio aziendale di cinque società, compresa una concessionaria di autovetture, ubicate a Barcellona, Milazzo e in Spagna, nonché di sette beni immobili (fabbricati e terreni), autovetture, polizze assicurative e conti correnti, tra cui uno relativo a un istituto di credito spagnolo, intestati o nella disponibilità degli indagati, del valore complessivo di 4 milioni di euro, essendo stati acquisiti consistenti elementi indiziari per ritenere che tali attività fossero il reimpiego dei profitti illecitamente acquisiti.
Sempre sul versante barcellonese il secondo segmento dell’indagine fece registrare l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 35 persone, delle quali 20 destinatarie della misura in carcere e 15 agli arresti domiciliari, di cui 10 già detenute. Allo stato, gravemente indiziate a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, nonchè indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire le coordinate di riferimento di un’organizzazione criminale, con basi operative a Barcellona e Milazzo, dedita al traffico di ingenti quantitativi della droga sintetica denominata spice, nonché di cocaina e marijuana. In particolare, il gruppo criminale avrebbe importato lo spice dal mercato olandese in considerevoli quantitativi, tramite siti web riguardanti, apparentemente, il commercio di prodotti leciti, per il successivo smercio, per un volume d’affari di circa 50.000 euro al mese. Sono emerse anche le forti pressioni, esercitate dagli affiliati nei confronti di alcuni spacciatori, loro acquirenti, per costringerli ad onorare i debiti di droga assunti nei confronti della consorteria. Dagli accertamenti condotti anche questa organizzazione criminale avrebbe avuto la disponibilità di armi e la sua forza criminale sarebbe emersa dalla circostanza di essere in grado di operare nel narcotraffico, senza subire interferenze da parte di sodalizi concorrenti del territorio di Barcellona.
Pur essendo tre distinte indagini sono emersi elementi di collegamento tra i territori coinvolti, come documentato per il traffico di spice, che dal gruppo di Barcellona, oltre a pusher della zona, veniva smerciato in favore di spacciatori messinesi, raggiunti dal provvedimento dello scorso anno che provvedevano a distribuire la sostanza ai consumatori del capoluogo.
Edited by, mercoledì 30 aprile 2025, ore 10,05.