Op. “Senza tregua”: 17 condanne in appello ma con riduzioni di pena

    

Undici condanne con riduzione di pena, per un totale di 66 anni di reclusione e 6 conferme, per un totale di 17 condanne, oltre ad alcune non menzioni, sono state decise dalla Corte d’Appello di Messina ieri sera a conclusione del processo di secondo grado relativo all’operazione “SENZA TREGUA”, l’inchiesta coordinata dalla DDA di Messina, scattata il 30 maggio 2016 ed eseguita dalla polizia del Commissariato di Capo d’Orlando e del posto fisso di Tortorici sui Nebrodi. Nel servizio: la sentenza di secondo grado, le richieste del PG e la sentenza di primo grado, le accuse contestate. Foto in alto: a sx ANTONIO FORACI, di Tortorici, ritenuto il capo dell’organizzazione, attualmente al “41 bis” e condannato a 17 anni (30 in primo grado), a dx il figlio CRISTIAN, condannato a 11 anni e 9 mesi (15 anni e 8 mesi in primo grado)…

Undici condanne con riduzione di pena, per un totale di 66 anni di reclusione e 6 conferme, per un totale di 17 condanne, oltre ad alcune non menzioni, sono state decise dalla Corte d’Appello di Messina (presidente Alfredo Sicuro) ieri sera a conclusione del processo di secondo grado relativo all’operazione “Senza tregua”, l’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina che nel 2016 aveva colpito la cosca di Tortorici, stroncando il tentativo di rinascita. Complessivamente gli imputati erano 17 rispetto ai 22 indagati iniziali (per 5 si è proceduto in separata sede). Per alcuni di loro, a vario titolo, sono stati contestati l’associazione mafiosa finalizzata all’estorsione e alla tentata estorsione altri, a vario titolo, dovevano invece rispondere di associazione finalizzata allo spaccio di droga oltre ad alcuni episodi di detenzione e spaccio di droga. La sentenza della Corte d’Appello di Messina è arrivata al termine di una lunga camera di consiglio. In sostanza l’accusa ha retto anche in appello pur con qualche sconto di pena per undici imputati, confermando nel resto.

In particolare, pena ridotta per Antonio Foraci di Tortorici, accusato di avere diretto il gruppo e condannato a 17 anni e 9 mesi e per il figlio Cristian Foraci condannato a 11 anni e 9 mesi.

E ancora sono state decise le riduzioni nei confronti di:

        

Giovanni Aspri               Calogera Rina Costanzo       Giovanni Montagno Bozzone

Giovanni Aspri, 12 anni e 8 mesi; Calogera Rina Costanzo (moglie del suddetto Antonio Foraci e madre del suddetto Cristian), 9 anni e 6 mesi (assolta per due capi di imputazione); Luca Destro Pastizzaro, 6 anni e 8 mesi più 30.000 euro di multa; Gianluca Favazzo, 1 anno (pena sospesa e non menzione) e 1.500 euro di multa (assolto per un capo d’imputazione, quello più pesante di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, l’uomo è stato difeso dall’avvocato Loredana Fiumara); Sebastiano Favazzo, 3 anni e 8 mesi; Antonio Foraci, 17 anni e 9 mesi (rispetto ai 30 anni del primo grado); Cristian Foraci, 11 anni e 9 mesi; Roberto Galati Giordano, 2 anni (pena sospesa e non menzione); Sebastiano Galati Rando, 2 anni e 6 mesi; Giovanni Montagno Bozzone, 7 anni e 6 mesi (assolto da un capo di imputazione); Massimo Rocchetta, 2 anni.

Vincenzo Rosano

Sei condanne del primo grado sono state confermate per Giuseppina Chiaia a 8 mesi (non menzione); Francesco Costanzo a 1 anno e 9 mesi (non menzione); Andrea Favazzo a 1 anno e 6 mesi; Simone Ingrillì a 6 mesi (non menzione); Domenico Giuseppe Raneri a 8 mesi (non menzione) e Vincenzo Rosano a 10 anni.

PARTI CIVILI

Disposto il risarcimento, pari a 500 euro, per ciascuna delle parti civili costituite, nei confronti di: Foraci Antonio, Foraci Cristian, Montagno Bozzone Giovanni e Rocchetta Massimo Salvatore.  

LE RICHIESTE DEL PROCURATORE GENERALE

La conferma delle pesanti condanne inflitte in primo grado era stata chiesta, dal procuratore generale, all’inizio del dicembre 2019, in apertura del processo d’appello relativo all’operazione “Senza tregua”, scattata il 30 maggio 2016 sui Nebrodi ed eseguita dalla polizia del Commissariato di Capo d’Orlando e del posto fisso di Tortorici sotto il coordinamento della Dda di Messina. Il pg aveva chiesto la conferma delle condanne per: Antonio Foraci, di Tortorici, inteso “u’ calabrisi”, ritenuto il presunto capo dell’organizzazione, ristretto al carcere duro (41 bis, a Opera a Milano) dal gennaio 2017 (30 anni la pena di primo grado). Quindi 14 anni e 8 mesi per la moglie, Calogera Rina Costanzo e 15 anni e 8 mesi per il figlio Cristian Foraci, in primo grado assolto per un capo di imputazione. Accusati di associazione mafiosa finalizzata all’estorsione e alla tentata estorsione, oltre ai Foraci, anche Giovanni Montagno Bozzone, originario di Tortorici, residente a Torrenova, condannato a 12 anni e Massimo Salvatore Rocchetta, di Tortorici, 13 anni e 4 mesi. Gli altri imputati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico e alla cessione di stupefacenti, altri ancora di singoli casi di detenzione e cessione di stupefacenti. Chiesta la conferma della condanna per: Giovanni Aspri, di Messina, 15 anni e 8 mesi; Giuseppina Chiaia, domiciliata a Capo d’Orlando, 8 mesi; Francesco Costanzo, di Bronte, 1 anno e 9 mesi. Quindi, per un gruppo di imputati di Tortorici: Luca Destro Pastizzaro a 11 anni; Andrea Favazzo a 1 anno e 6 mesi; Gianluca Favazzo a 11 anni; Sebastiano Favazzo a 14 anni; Roberto Galati Giordano a 10 anni e 8 mesi. E ancora: Sebastiano Galati Rando, di Maniace, a 2 anni e 10 mesi; Simone Ingrillì, di Capo d’Orlando, a 6 mesi; Giuseppe Domenico Raneri, di Sant’Agata Militello, a 8 mesi; Vincenzo Rosano, di Adrano, a 10 anni. Venne dichiarata sospesa la pena a Chiaia, Ingrillì, Raneri, Favazzo Andrea e Costanzo.

Il 18 dicembre 2016 Giuseppe Sinagra, residente a Sinagra, arrestato nella “Senza tregua”, è stato condannato a 6 anni di reclusione, per associazione mafiosa finalizzata all’estorsione, con il rito abbreviato.

Giuseppe Sinagra

Secondo l’accusa, sostenuta da intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti ed altro materiale probatorio, a Tortorici, oltre alla cosca dei “Batanesi”, l’egemonia sarebbe passata sotto il controllo dei Bontempo Scavo, i cui storici capi, i fratelli Cesare e Vincenzo, da tanti anni sono ristretti al carcere duro con condanne definitive all’ergastolo nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”. Un loro vecchio affiliato, Antonio Foraci, avrebbe preso le redini del clan con una conduzione “familiare” nella gestione delle estorsioni, insieme alla moglie e al figlio. Insieme a loro anche Rocchetta, Montagno Bozzone e Sinagra. Un altro gruppo si sarebbe dedicato allo spaccio di sostanze stupefacenti con diramazione Tortorici e verso altri comuni nebroidei.

            Giuseppe Lazzaro

Edited by, giovedì 9 gennaio 2020, ore 11,42.     

(Visited 3.999 times, 1 visits today)