Capo d’Orlando: Ingiustamente accusato di concussione, assolto il brigadiere della GdF Aniello Porzio

Dopo dieci anni di calvario giudiziario la Corte d’Appello di Messina ha assolto il brigadiere in congedo della guardia di finanza ANIELLO PORZIO (foto in alto), origine campana, residente a Torrenova. Il sottufficiale venne accusato di concussione nel 2012 quando prestava servizio alla Tenenza di Capo d’Orlando. Ha difeso l’avvocato MASSIMO NICOLA MARCHESE…

Dieci anni di calvario giudiziario per ottenere giustizia. Aniello Porzio, origine campana, residente a Torrenova, per trent’anni brigadiere della guardia di finanza, ha sempre operato con amore profondo per il proprio lavoro, con passione, abnegazione e dedizione, nell’esclusivo interesse dello Stato e della funzione che degnamente ha cercato di rappresentare. Nel 2012 fu accusato di concussione ai danni di un commerciante di Capo d’Orlando, dove prestava servizio nella locale Tenenza, subendo una vera e propria gogna mediatica – con tanto di nome e cognome – già dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini. Il brigadiere Porzio però, pur preso dallo sgomento e dalla sofferenza, colpito dal discredito per un fatto così grave e così infamante a pochi mesi dal congedo, in tutti questi anni non ha mai smesso di avere fiducia nella giustizia e nelle istituzioni che per anni ha rappresentato. Si è affidato all’avvocato Massimo Nicola Marchese, del foro di Patti, fin dall’inizio della sua vicenda processuale e, nonostante il Tribunale di Patti poco più di un anno fa, non avesse inteso accogliere la richiesta di assoluzione nel merito, ha impugnato innanzi la Corte d’Appello di Messina la sentenza di primo grado e con pronuncia dello scorso 13 giugno ha finalmente ottenuto l’agognata assoluzione per non aver commesso il fatto. Il brigadiere Porzio era completamente estraneo ai fatti e mentre questi, secondo l’accusa, venivano consumati, si trovava a decine di chilometri di distanza impegnato in una complessa operazione di verifica fiscale insieme a cinque commilitoni, compreso il comandante della Tenenza di appartenenza. Circostanza ampiamente documentata fin dall’inizio e che incredibilmente non è stata sufficiente al Tribunale di Patti per assolverlo con formula piena. È stato necessario giungere in Corte d’Appello per ottenere, finalmente, verità e giustizia per una persona per bene. Nulla e nessuno può riparare anni di sofferenze morali per un uomo che ha fatto dell’onestà e del rigore morale il segno distintivo della sua esperienza nel Corpo della guardia di finanza. Per lui non ci sarà nessun risarcimento e nessuna riparazione, se non quella costituita dalla restituzione della verità e della onorabilità.

           g.l.

Edited by, giovedì 16 giugno 2022, ore 7,54. 

 

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