SALUTE&BENESSERE: IL POLLO VA LAVATO?

E’ l’alimento della carne bianca più diffuso. Il pollo ha una sua importanza e va consumato, sulle tavole, almeno una volta alla settimana: ma va lavato o no prima di essere cucinato o arrostito o messo a forno? Una domanda non banale e sulla quale risponde, con un approfondito servizio, la dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, nella settimanale rubrica “Salute&Benessere”…

Quanti di noi si sono ritrovati ad affrontare il dilemma se il pollo va lavato oppure no?

La risposta ci arriva, tra gli altri, dallo slogan “Don’t wash raw chicken”, “Non lavare pollo crudo” in occasione di una campagna condotta dalla Food Standards Agency, ente britannico per la sicurezza alimentare.

Teniamo sempre a mente che dobbiamo proteggerci dalle tossinfezioni alimentari, soprattutto quando si maneggia il pollo.

Il pollo crudo non va lavato per la presenza di un germe alimentare chiamato ‘campylobacter’, che è la causa più comune di intossicazione da cibo nel Regno Unito. Questo batterio può essere fatale.
Quando sciacquiamo il pollo in acqua fredda nel lavandino, prima di cucinarlo, il rischio è che alcuni batteri microscopici, tra cui appunto il campylobacter, possano diffondersi attraverso gli schizzi di acqua, senza che ce ne accorgiamo, su utensili, alimenti e stoviglie circostanti, nonché sui nostri abiti.

L’unica arma per eliminare ogni batterio presente è la cottura completa.

Una goccia infetta può viaggiare circa 50 centimetri in direzione parallela rispetto al piano del lavandino e fino a 60-70 centimetri in direzione perpendicolare a tale piano.

Per superare tale problematica, la Food Standards Agency ha diffuso le quattro regole per evitare che il campylobacter possa portare un’intossicazione alimentare:
1. “
Copri e raffredda il pollo crudo” è la prima regola: coprire e conservare il pollo nella parte posteriore del frigorifero (a 4 gradi centigradi o meno) fa sì che i suoi liquidi non possano sgocciolare su altri alimenti, contaminandoli con eventuali batteri.
2. “
Non lavare il pollo crudo”, che è anche lo slogan della campagna di sensibilizzazione. Mentre la cottura elimina il campylobacter e tutti i batteri, il risciacquo può consentire la diffusione dei germi attraverso gli schizzi.

  1. Lava gli utensili utilizzati”: il lavaggio e la pulizia di tutti gli strumenti di cucina usati, dalle posate ai piatti, dal tagliere alle superfici su cui è stato poggiato il pollo crudo, come anche lavarsi le mani con acqua calda e sapone sono azioni importanti per evitare il problema e una cross-contaminazione da campylobacter.
    4. “
    Effettua una cottura completa del pollo” è l’ultima regola diffusa dalla Food Standards Agency: è importante che il pollo sia ben cotto in tutte le sue parti. Per assicurarsene, bisogna tagliare il pollo nella parte più spessa e verificare che la carne non sia rosa e che i liquidi scorrano liberamente.

    Il rischio di cui si parla nel punto 3 è legato alla cross-contaminazione (contaminazione incrociata), un fenomeno che si verifica quando batteri come il campylobacter vengono diffusi tra i cibi, le mani, gli utensili, le superfici di appoggio ed altri strumenti utilizzati. La Food Standards Agency raccomanda di “evitare la contaminazione incrociata, mantenendo separati i cibi crudi da quelli cotti, e di lavare gli utensili dopo averli utilizzati per la carne cruda e le verdure non lavate. Questo evita che i batteri si diffondano su altri cibi pronti da mangiare”.
    Le tossinfezioni alimentari da campylobacter, che in alcuni paesi europei sono notificate più frequentemente di quelle da Escherichia coli, listeria e salmonella, causano una serie di sintomi, tra cui dolore addominale e diarrea, febbre e talvolta vomito, per la durata da due a cinque giorni, riferiscono gli esperti, ma possono trascorrere anche 10 giorni prima di sentirsi meglio. Inoltre, la contaminazione può determinare anche sintomi più gravi, tra cui la sindrome di Guillain-Barré, una condizione del sistema nervoso che può essere letale. Molte persone guariscono senza necessità di trattamenti nell’arco di 2-5 giorni. Tra le terapie, invece, trattamenti per combattere la disidratazione e nei casi più severi la terapia antibiotica.
    In base al report annuale sulle zoonosi, pubblicato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) in collaborazione con il Centro europeo per il controllo malattie (ECDC), la campilobatteriosi in Europa è la più notificata tra le zoonosi con circa 214mila casi, mentre la salmonellosi, la cui notifica è in diminuzione, conta circa 91mila casi.

  2. Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.

ISABELLA SALVIA

I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.

Edited by, venerdì 4 agosto 2023, ore 16,57. 

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