SALUTE&BENESSERE: L’ACQUA CHE BEVIAMO E’ SICURA?

Sei marchi di acqua minerale su otto, anche di quelle famose in vendita, sono contaminati da acido trifluoroacetico: l’acqua che beviamo è sicura? Il dilemma viene esaminato, nella settimanale rubrica “Salute&Benessere”, dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale. Il servizio…

Sei marchi di acqua minerale su otto sono contaminati da acido trifluoroacetico (Tfa). Greenpeace Italia ha preso in esame alcune marche note di acqua minerale, sottoponendole all’indagine che prevedeva la ricerca delle molecole di Pfas al loro interno: Ferrarelle, Levissima, Panna, Rocchetta, San Benedetto, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto.

L’indagine di Greenpeace Italia ha previsto l’acquisto di sedici bottiglie di acqua minerale dei marchi più diffusi nel Paese e l’invio delle bottiglie a due diversi laboratori, otto in Italia e otto in Germania, per testare l’eventuale presenza di Pfas.

Si tratta di sostanze chimiche note, usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute. La molecola oggetto della ricerca di Greenpeace, era proprio il Tfa, il Pfas più diffuso nel pianeta.

Nei campioni d’acqua di Ferrarelle e San Benedetto Naturale non è stata rilevata alcuna presenza di Pfas, il che significa che le concentrazioni di tali sostanze in questi campioni sono risultate inferiori al limite di rilevabilità di 50 ng/L.

Nei restanti campioni appartenenti a Levissima, Panna, Rocchetta, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto è stato invece rilevato proprio il Tfa.

Il campione che ha fatto registrare il valore più elevato di acido trifluoroacetico è quello appartenente all’acqua Panna, (700ng/l), seguito dal campione del marchio Levissima (570 ng/l) e dal campione di acqua Sant’Anna (440 ng/l).

Greenpeace Italia ha inviato i risultati alle aziende in cui sono state trovate tracce di Tfa, ma nessuno ha commentato.

Le autorità tedesche hanno classificato il Tfa come «tossico per la riproduzione» e «molto mobile e persistente».

La sostanza può infatti derivare dalla degradazione di altri Pfas rilasciati nell’ambiente e si accumula negli organismi viventi, come alcuni cereali. I valori di Tfa rinvenuti nei campioni raccolti da Greenpeace Italia (tra circa 70 e 700 ng/l) si allineano, anche se con valori leggermente inferiori, a quelli ottenuti da altre indagini in vari Paesi europei (tra 370 e 3.300 ng/l).

Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.

ISABELLA SALVIA

I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.

Edited by, venerdì 10 ottobre 2025, ore 18,11. 

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