Capo d’Orlando: Atti sessuali, condannati due anziani

Una vicenda di abusi sessuali su una ragazza con ritardi cognitivi, avvenuta a Capo d’Orlando nel 2011, è approdata al giudizio di primo grado davanti al tribunale di Patti (foto in alto). Il collegio giudicante ha condannato, rispettivamente a 8 e 6 anni, due anziani mentre è scattata la prescrizione per un altro capo d’imputazione per il secondo anziano e la madre della vittima, costituita parte civile con la sorella rappresentate dagli avvocati PATRIZIA CORPINA e ALESSANDRO PRUITI CIARELLO…

Di Giuseppe Lazzaro, da Gazzetta del Sud (edizione di giovedì 10 dicembre 2020)

Due condanne sono state decise dal collegio giudicante del tribunale di Patti (presidente Ugo Scavuzzo, a latere Andrea La Spada ed Eleonora Vona) nei confronti di altrettanti imputati accusati di atti sessuali. Si tratta di un settantasettenne nato a Piraino, residente a Capo d’Orlando, condannato a 8 anni di reclusione, difeso dall’avvocato Walter Mangano e di un ottantaduenne, nato a Longi, residente a Rocca di Caprileone, condannato a 6 anni e difeso dall’avvocato Bernardette Grasso. I due sono stati sottoposti all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni subiti dalla costituita parte civile (questo avverrà solo se la sentenza di condanna sarà definitiva). Per l’82enne, inoltre, è stato disposto il non doversi procedere per il Capo B dell’accusa, violenza privata, in quanto estinto per intervenuta prescrizione. Sempre per quest’ultima accusa è scattata la prescrizione per una terza imputata di 68 anni di Capo d’Orlando, difesa dall’avvocato Walter Mangano. La parte civile costituita, la ragazza presunta vittima degli abusi, è stata rappresentata dall’avvocato Patrizia Corpina che ne è anche il tutor e la sorella, di due anni più grande, con l’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello. I fatti sarebbero accaduti a Capo d’Orlando in epoca anteriore e prossima al 3 febbraio 2011. La condanna è scattata per il 78enne in quanto, come recita il capo d’imputazione, induceva la persona affetta da disabilità conseguente ad un ritardo cognitivo di grado medio-grave, a subire atti sessuali consistenti nel toccarla nelle parti intime (seno e inguine) e nell’avere rapporti sessuali completi e abusando delle condizioni di inferiorità psichica della vittima. Mentre l’ottantaduenne è stato condannato poiché, si legge sempre nel capo di imputazione, palpeggiava le parti intime (seno e inguine) della ragazza ma senza avere rapporti sessuali (da qui i due anni in meno). Dal Capo B, sfociato nella prescrizione, emerge che la ragazza è la figlia della 68enne e che l’anziano di 82 anni avrebbe costretto la vittima a portarsi nella camera da letto e stendersi sopra il letto e minacciandola di non dire nulla alla madre. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.

Edited by, giovedì 10 dicembre 2020, ore 10,10.   

       

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