E’ la speranza per un 2021 diverso, anzi, per un ritorno a quello che avevamo prima del febbraio 2020 quando iniziò la pandemia in Europa e in Italia. I vaccini per combattere il Covid è l’argomento scelto (e migliore non poteva essere) dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, per la settimanale puntata della rubrica di grande successo “Salute&Benessere”. La d.ssa Salvia sfata qualche dubbio che aleggia, e spiega perché…
Abbiamo ormai più di qualche speranza che, entro poche settimane, arriveranno le prime dosi del vaccino anti-Covid. Per ora, non abbiamo molte evidenze scientifiche pubblicate su riviste mediche; inoltre le dichiarazioni sulla loro efficacia hanno alimentato un po’ di confusione. Per questo motivo, questa settimana, proveremo a fare chiarezza sul vaccino, rispondendo alle domande più comuni. Effettivamente la comunicazione effettuata sui risultati delle fasi 3 è stata irrituale e controproducente, ma personalmente non vedo motivi per non avere fiducia nella competenza e indipendenza delle agenzie regolatorie. Tenderei a credere poi che l’approvazione di emergenza comporterà un costante monitoraggio di sicurezza ed efficacia. Partiamo da presupposto che, se un vaccino viene approvato per uso umano da agenzie come la Fda negli Usa e l’Ema in Europa, non ci devono essere dubbi sulla sua efficacia. Ricordiamoci che gruppi di esperti analizzano l’enorme massa di dati (centinaia e spesso migliaia di pagine) inviati dalle aziende produttrici: i dati devono mostrare in modo inequivocabile risultati statisticamente significativi raccolti su decine di migliaia di individui. Solo allora il vaccino può essere messo in commercio. In parallelo i clinici che hanno condotto gli studi inviano una sintesi di poche pagine a riviste scientifiche per informare tutta la comunità scientifica. La pandemia di Covid ha portato a un profondo cambiamento dei paradigmi, ma senza intaccare la sicurezza dell’iter di approvazione dei vaccini. Sono state usate due piattaforme inedite—basate su Rna e vettori virali — che rendono l’avvio della sperimentazione più veloce rispetto ai vaccini «classici», formulati con proteine ricombinanti o virus inattivati. Le fasi dei test clinici sono state accorpate: la fase 2 è stata unita alla 1 o alla 3 e questo ha permesso di risparmiare altro tempo. Infine le Agenzie hanno analizzato i dati in tempo reale, non appena disponibili: anche questo è un fatto inusuale.
Tutti i preparati andranno somministrati in due dosi?
Probabilmente per tutti i vaccini serviranno due dosi ed è una procedura di routine in soggetti «vergini» dal punto di vista immunologico nei confronti di un nuovo antigene. La prima dose fa partire l’innesco della risposta immunitaria (priming), la seconda serve per il potenziamento (boost). Tutti i vaccini in produzione hanno un unico obiettivo: stimolare i linfociti B a produrre anticorpi neutralizzanti diretti contro la proteina spike, che il virus utilizza per agganciare le cellule umane. Per coloro che sono guariti dal Covid potrebbe essere sufficiente una sola dose di vaccino.
Quanto si è protetti? Chi fa l’iniezione può contagiare?
La protezione è mediata da anticorpi neutralizzanti, come avviene nella maggior parte dei vaccini contro infezioni virali acute, come epatite B o influenza. Oggi nessun test ci consente di predire la durata della risposta: la conosceremo solo dopo aver seguito per diversi mesi un gruppo-campione di vaccinati. Sappiamo per certo che la memoria immunologica dura almeno 4-5 mesi, ovvero da quando sono iniziati i test. Se i vaccinati potranno, pur non sviluppando i sintomi, essere comunque contagiosi è un altro punto interrogativo. Lo potremo verificare al termine degli studi di fase 3. Quanto tempo servirà per raggiungere l’immunità di gregge?
Per raggiungere questo obiettivo serve una copertura tra il 70 e l’85 per cento dell’intera popolazione, bambini inclusi, con due dosi di vaccino a testa. Solo in Italia parliamo di 40-45 milioni di persone. Una sfida complessa, il cui obiettivo è fermare il virus, proteggendo anche coloro che per vari motivi non possono vaccinarsi. Quando avremo a disposizione tutte le dosi necessarie, il vero sforzo sarà di tipo organizzativo-logistico, per raggiungere il maggior numero di cittadini.
Tra i vaccini in studio, quali sono i più «sicuri»?
Potremo verificare solo tra alcuni mesi la validità dei vaccini anti Covid, non solo in termini di sicurezza ed efficacia ma anche per quanto riguarda la protezione dall’infezione, il livello di difesa negli anziani fragili e la durata della risposta immunitaria. Alcune case farmaceutiche stanno producendo vaccini contro Sars-CoV-2 basati su proteine ricombinanti, come molti di quelli che conosciamo e utilizziamo oggi, ma gli studi termineranno più tardi rispetto ai candidati vaccini che hanno raggiunto la fase 3, basati invece su tecniche innovative e molto più rapide come l’Rna e i vettori virali.
Ci si può vaccinare sia contro Covid sia contro l’influenza?
Non esiste alcun motivo, a livello immunologico, per somministrare separatamente diversi vaccini, tanto è vero che esistono formulazioni esavalenti e trivalenti che sono raccomandate nell’infanzia. Per prudenza gli esperti consigliano comunque di aspettare qualche settimana tra l’anti Covid e l’antinfluenzale o altri tipi di vaccini, come quelli previsti nell’infanzia e nell’adolescenza. Proteggersi dall’influenza è importante per evitare la possibile confusione diagnostica, dato che i sintomi — febbre, tosse, dolori muscolari — possono presentarsi anche nell’infezione da coronavirus.
Ricordiamoci che non esistono ancora date certe, sebbene le migliori intelligenze al mondo sono da mesi concentrate sulla ricerca di un vaccino. Per questo motivo, è importante, ora che è iniziato dicembre, rispettare le regole, così come, ricordare l’importanza di indossare la mascherina, lavarci spesso le mani e mantenere un corretto distanziamento interpersonale.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 4 dicembre 2020, ore 19,09.