Op. “Ambrosia”: Spaccio di droga fra Gioiosa, Gliaca di P. e Brolo. 5 condanne, 5 patteggiamenti, 2 rinvii a giudizio

Il Gup del Tribunale di Patti ANDREA LA SPADA, a conclusione dell’udienza preliminare, ha inflitto 5 condanne con il rito abbreviato, accordato 5 patteggiamenti e rinviato a giudizio 2 imputati, nell’ambito della “AMBROSIA”, l’operazione dei carabinieri scattata lo scorso 5 aprile su un vasto giro di spaccio di droga fra Gioiosa Marea, Gliaca di Piraino e Brolo (foto in alto un frame). Il servizio sul link CRONACA…

GIUSEPPE LAZZARO

Condanne per cinque imputati giudicati con il rito abbreviato, cinque patteggiamenti accolti e due rinvii a giudizio al rito ordinario. È questo il verdetto, al termine dell’udienza preliminare, del Gup del Tribunale di Patti, Andrea La Spada, nei confronti di dodici persone che rispondevano, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, a seguito dell’operazione “Ambrosia”, scattata lo scorso 5 aprile, su un vasto giro di droga scoperto dai carabinieri tra le piazze di spaccio di Gliaca di Piraino, Brolo e Gioiosa Marea.

Tra i cinque imputati che sono stati giudicati con l’abbreviato, la pena più alta è quella decisa nei confronti di Daniele Casella, condannato a 5 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione oltre al pagamento di 28.000 euro di multa, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale per la durata della pena. Quindi 2 anni e 9 mesi di reclusione sono stati inflitti a Calogero Maggistro, con 18.000 euro di multa; 2 anni e 8 mesi per Cristian Terranova e Roberto Messina, entrambi con 18.000 euro di multa; infine Paolo Vaccarella è stato condannato ad 1 anno di reclusione e 2.000 euro di multa.

Questi i patteggiamenti: 3 anni e 6 mesi ciascuno per Enza Baratta e Antonio Lupica; 1 anno e 11 mesi con pena sospesa e revoca della misura per Giuseppe Condipodero Marchetta e Riccardo Pintaudi; Giuseppe Tumeo 6 mesi di reclusione con conversione della pena in lavori di pubblica utilità.

Infine Alberto Foti e Tindara Ferraro sono stati rinviati a giudizio al 7 novembre prossimo, davanti al giudice monocratico del tribunale di Patti Maria Luisa Gullino.

L’OPERAZIONE

Lo scorso 5 aprile i carabinieri della Compagnia di Patti e delle Stazioni di Gioiosa Marea, Piraino e Brolo, diedero esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Patti, su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Angelo Vittorio Cavallo, nei confronti di 11 persone, di cui 8 agli arresti domiciliari e 3 all’obbligo di dimora, sul cui conto il giudice ha riconosciuto gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione, denominata “Anbrosia”, era il risultato di un’attività investigativa, condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Patti, con il supporto della Stazione di Piraino, da cui emerse l’operatività di un gruppo di soggetti dediti allo smercio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, che gestivano due distinte piazze di spaccio presenti a Gliaca di Piraino, che vennero individuate e disarticolate, dalle quali centinaia di giovani assuntori si rifornivano. L’attività di riscontro permise di sequestrare anche circa 100 grammi di marijuana, rinvenuta nella disponibilità di uno dei destinatari della misura. Le indagini erano state condotte sia tramite i classici servizi di osservazione, che mediante attività tecniche di intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, che permisero di ricostruire il circuito di approvvigionamento e spaccio della sostanza stupefacente nell’area tirrenica e, in particolare, nelle zone di Gliaca di Piraino, Brolo e Gioiosa Marea ma, soprattutto, di decifrare i particolari “codici” utilizzati dagli indagati nelle conversazioni, nell’evidente timore di essere monitorati dalle forze dell’ordine. Infatti emerse che gli stessi, per comunicare tra loro, utilizzavano applicazioni di messaggistica istantanea, quali WhatsApp e Telegram. Tali intuizioni investigative vennero riscontrate anche dalle riprese video e fu accertato che ad ogni specifico e peculiare linguaggio telefonico, corrispondeva un successivo accesso ad una delle due piazze di spaccio, individuate nelle abitazioni di tre soggetti raggiunti dalla misura cautelare. I componenti del gruppo, oltre ad eseguire verifiche all’esterno delle abitazioni dove avveniva materialmente la compravendita dello stupefacente, per verificare la presenza delle forze dell’ordine, fornivano anche suggerimenti e consigli ai loro clienti sui comportamenti da tenere in caso di controlli. Infatti agli acquirenti veniva suggerito di buttare, prima di un’eventuale perquisizione, lo stupefacente appena acquistato, onde evitare che gli investigatori, in caso di rinvenimento e sequestro dello stesso, potessero risalire al fornitore della droga. Al fine di incentivare tale condotta ed evitare il rischio che il cliente si facesse trovare lo stupefacente addosso dalle forze dell’ordine, uno degli indagati arrivò finanche a promettere ai propri clienti la possibilità di recuperare la perdita attraverso un’equivalente fornitura a titolo gratuito, previa esibizione di copia del verbale della perquisizione subita. Un altro indagato, che nel corso delle indagini era peraltro sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, gestiva con scrupolo la piazza di spaccio presso la propria abitazione e, per segnalare agli acquirenti la disponibilità dello stupefacente, teneva la luce accesa di una stanza adibita a salotto. Dalle investigazioni svolte è risultato che tre degli indagati avevano posto in essere un’attività di spaccio, in modo sistematico, attraverso un’assegnazione di specifici ruoli. Agli altri soggetti, invece, conoscendo molti clienti e fornitori e mantenendo rapporti con soggetti orbitanti nel panorama criminale nell’hinterland catanese, nonché contatti con soggetti dell’hinterland palermitano, in base a compiti diversificati, ricoprivano un ruolo assimilabile a quello dei “riders”, ricevendo le ordinazioni di stupefacente dalla loro cerchia di amici e conoscenti, recandosi presso il fornitore di turno e provvedendo, in tempi rapidi, alla consegna “delivery” della sostanza al cliente. Nel fare ciò alcuni di loro, anch’essi assuntori di stupefacente, provvedevano a trattenere una piccola parte della dose commissionata, a titolo di “prezzo/provvigione” per l’incarico svolto.

Nel corso dell’attività investigativa che si concluse con l’esecuzione del provvedimento cautelare, i carabinieri arrestarono in flagranza di reato 4 persone per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con il sequestro di 100 grammi di cocaina, oltre 100 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e la somma in contanti di 3.500 euro ritenuta verosimilmente provento dell’attività illecita di spaccio e segnalando all’Autorità amministrativa 10 assuntori.

Edited by, venerdì 29 settembre 2023, ore 16,18. 

 

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