Ictus e trigliceridi alti sono collegati secondo uno studio di una Università americana. Questo l’argomento della settimana scelto dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, per la rubrica di grande seguito “Salute&Benessere”…
Che i trigliceridi alti fossero dannosi era cosa nota, ma oggi arriva un’ulteriore conferma da uno studio pubblicato su Neurology. Lo studio della Tokyo Women’s Medical University mette in evidenza come elevati livelli di trigliceridi nel sangue, per chi ha avuto un ictus aterotrombotico, sono fattore di rischio della possibilità di avere un altro ictus o problemi cardiovascolari.
Secondo il principale autore dello studio, le statine sono solo una terapia per i trigliceridi alti, mentre la dieta e l’esercizio fisico possono anche essere modi efficaci per ridurre i livelli nel sangue a un costo minimo o nullo. Lo studio è stato condotto su 870 persone, età media di 70 anni, colpite da ictus o attacco ischemico transitorio. Il 25% aveva livelli elevati di trigliceridi.
Seguiti per circa un anno, si è scoperta un’associazione tra alti livelli di trigliceridi e la ricaduta con altro ictus o problemi cardiovascolari. I soggetti con livelli elevati di trigliceridi avevano un rischio maggiore del 21% di morte, ictus o malattie cardiache, rispetto al 10% di quelli con livelli più bassi. Ma cosa è l’ictus, perchè avviene? L’ictus aterotrombotico è causato da un coagulo che si forma da placche accumulate all’interno dei vasi sanguigni del cervello. Quando i ricercatori hanno esaminato coloro che hanno avuto un secondo ictus dopo uno aterotrombotico, si è scoperto che il 12% con livelli di trigliceridi normali, ne avevano uno durante lo studio, ed il 16%, di quelli con livelli elevati. Per la sindrome coronarica acuta lo 0,9%, con livelli di trigliceridi normali ha sviluppato la condizione cardiaca un anno dopo. Lo studio non dimostra che l’abbassamento dei livelli elevati di trigliceridi impedirà alle persone con ictus aterotrombotico di avere problemi cardiovascolari in seguito, ma evidenzia solo un’associazione.
Altro studio, cinese questa volta, sostiene che le persone che bevono 2-3 tazze di caffè o 3-5 tazze di the al giorno o una combinazione di 4-6 tazze di caffè e the, hanno la più bassa incidenza di ictus o demenza. Gli individui che bevevano 2-3 tazze di caffè e altrettante di the al giorno avevano un rischio di ictus inferiore del 32% e un rischio di demenza inferiore del 28% rispetto a coloro che non aveva bevuto né l’uno né l’altro.
Il consiglio, quindi, è quello di fare introspezione, di capire se davvero ne vale la pena di eccedere a tavola invece di ritrovare la forma fisica e migliorare l’aspettativa di vita e la qualità della vita che ci resta.
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Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 25 marzo 2022, ore 16,24.