La morte dell’urologo Attilio Manca: richiesta della famiglia e del legale di riaprire le indagini

Resta un mistero la morte, a distanza di 19 anni, dell’urologo barcellonese ATTILIO MANCA (foto in alto), per la famiglia ed il legale, avvocato FABIO REPICI, vittima di un omicidio per avere operato, sei mesi prima della morte, l’allora latitante BERNARDO PROVENZANO, per le carte giudiziarie invece resta un decesso causato da una dose di eroina che il medico si sarebbe iniettato. Per fare verità sulla misteriosa vicenda la famiglia e il proprio legale hanno chiesto alla Procura distrettuale antimafia di Roma e alla Procura nazionale antimafia la riapertura delle indagini. Infatti, allo stato attuale, non c’è una indagine in una procura con il fascicolo intestato “Omicidio Attilio Manca…”. Il servizio…

«Riaprire le indagini sulla morte di Attilio Manca». Secondo quanto apprende l’AGI è questa la richiesta fatta ufficialmente alla Procura di Roma, con una denuncia «circostanziata», dal legale della famiglia del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto che fu ritrovato cadavere nella sua abitazione a Viterbo il 12 febbraio 2004. La nuova denuncia, redatta dall’avvocato Fabio Repici alla Procura capitolina, secondo quanto si apprende, si basa oltre che sulle risultanze della relazione della precedente (legislatura 2017/2022) Commissione parlamentare antimafia (approvata all’unanimità, relatrici le deputate Piera Aiello e Stefania Ascari), che ricordiamo è un organo politico e non giudiziario, su ulteriori elementi di prova acquisiti nel corso delle indagini difensive svolte negli ultimi anni, sempre secondo la famiglia e il suo legale. La denuncia è stata indirizzata, oltre che alla Procura distrettuale antimafia di Roma, anche alla Procura nazionale antimafia, per il necessario coordinamento di indagine con le Procure di Messina e di Palermo, che hanno trattato in anni recenti procedimenti su personaggi e delitti collegati alla morte di Attilio Manca (nel testo dell’AGI si parla di omicidio, a tutt’oggi ciò non è stato appurato ndr).

«Ci sono voluti 19 lunghi anni perché finalmente la Commissione parlamentare antimafia sancisse che quello di Attilio è stato un omicidio. Eppure la verità era sotto gli occhi di tutti, bastava solo volerla vedere ma uno Stato disattento, miope, a volte colluso, non ha fatto nulla per cercarla». E’ il commento, quindi di parte e a sua responsabilità anche per le affermazioni fatte contro lo Stato tutte da dimostrare, della signora Angela Manca, madre del dott. Attilio, sulla richiesta di riapertura delle indagini depositata oggi alla Procura di Roma. “Dal lontano 20 febbraio 2005, giorno in cui la Gazzetta del Sud riportò le intercettazioni di Francesco Pastoia, in cui il boss poi suicidatosi parlava di un medico che aveva visitato Bernardo Provenzano nel suo rifugio – afferma sempre la signora Manca -, si poteva arrivare alla verità. Bastava cercare i migliori specialisti che nel 2003 operavano il tumore alla prostata per via laparoscopica. Sicuramente avrebbero saputo che Attilio era stato il primo in Italia, il 14 marzo 2001, ad eseguire la prostatectomia laparoscopica, a soli 32 anni. E che aveva acquisito quelle competenze in Francia. Ma nessuno allora ha provato interesse ad indagare. Come non riesco a comprendere chi ha avuto interesse a nascondere quell’intercettazione dell’autunno 2003 dove dei fedelissimi di Provenzano hanno ripetuto per diverse volte “dobbiamo fare la doccia al dottore”. Nel frattempo anche Monica Mileti, accusata di avere ceduto la droga ad Attilio, è stata assolta perché il fatto non sussiste. Noi in questi anni – dice sempre la madre dell’urologo trovato cadavere con una dose di eroina iniettata nel braccio – siamo stati lasciati soli, abbandonati da quello stesso Stato che dovrebbe proteggere tutti i cittadini. Abbiamo dovuto lottare con tutte le nostre forze per difendere e proteggere la memoria di Attilio. Un ringraziamento speciale lo devo fare solo ai carabinieri della Compagnia di Barcellona che sono sempre stati al nostro fianco in tutti i momenti, e sono stati tanti, in cui abbiamo subito soprusi, minacce, violenze verbali, atti vandalici. Adesso sono fiduciosa che la Procura di Roma farà degli accertamenti approfonditi per arrivare alla verità anche in sede giudiziaria. Ci teniamo a ringraziare pubblicamente il nostro legale, Fabio Repici, per l’immane lavoro svolto, con meticolosità e con tenacia, non trascurando neanche i più piccoli particolari. Con l’apertura di un processo noi genitori potremo avere un po’ di serenità e almeno morire – conclude Angela Manca – con la speranza che gli assassini e, soprattutto, i mandanti vengano consegnati alla giustizia». Per arrivare a tutto ciò, però, serve, oltre alla riapertura dell’inchiesta, individuare questi presunti mandanti e i presunti assassini di un omicidio che, per le carte giudiziarie, ancora non c’è e che viene ripetuto dalla famiglia dell’urologo, dal proprio legale e dalla Commissione nazionale antimafia che, però, non è un organo giudiziario e che, nella relazione conclusiva, ipotizza la tesi ma non indica nomi, né di mandanti e né di assassini.

         Giuseppe Lazzaro

Edited by, sabato 22 aprile 2023, ore 18,21. 

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